Resta a Vibo il maxi-processo al clan Mancuso
Resta competente il Tribunale di Vibo Valentia e non quello di Salerno a giudicare gli imputati del maxiprocesso al clan Mancuso di Limbadi nato dalle operazioni antimafia "Black money", "Purgatorio" ed "Overseas", scattate nel marzo 2013 e poi riunite in un unico troncone processuale. Il Tribunale collegiale di Vibo, presieduto dal giudice Carla Sacco, ha infatti nel pomeriggio respinto tutte le eccezioni preliminari delle difese tendenti a spostare il processo al Tribunale di Salerno individuato quale sede competente sulla scorta del fatto che nell'ambito della stessa operazione erano stati coinvolti anche alcuni magistrati del distretto di Catanzaro.
Due di loro erano stati totalmente prosciolti dalle accuse, costruite sulla base di un'informativa dei carabinieri del Ros di Catanzaro, mentre un terzo magistrato - il pm di Catanzaro Paolo Petrolo - è attualmente imputato a Salerno per rivelazione di segreti d'ufficio. Ciò non è però bastato per far spostare l'intero processo al clan Mancuso a Salerno, atteso che il Tribunale di Vibo si è ritenuto competente a giudicare i 24 imputati che, avario titolo, rispondono di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, usura, estorsioni, danneggiamenti, riciclaggio e detenzione di armi. Fra loro anche i boss Antonio e Pantaleone Mancuso, Giovanni Mancuso, Giuseppe Mancuso e gli imprenditori vibonesi Antonio Prestia, Antonino e Nicola Castagna. (AGI)