Omicidio Piccione, dopo trent’anni confermati due ergastoli
A distanza di ben 31 anni dall'omicidio di Filippo Piccione, la Corte d'Assiste del Tribunale di Vibo Valentia ha confermato la condanna all'ergastolo dei due indagati: si tratta di Salvatore Lo Bianco, cinquantunenne noto come U gnìccu, e di Rosario Lo Bianco, cinquantacinquenne genero del defunto boss Carlo Lo Bianco.
Secondo quanto ricostruito, l'omicidio - avvenuto il 21 febbraio del 1993 in pieno centro a Vibo - sarebbe stato deciso proprio dai vertici della famiglia Lo Bianco, intenzionati a vendicarsi per la morte di un loro parente, Leoluca, freddato nelle campagne vibonesi nel corso dell'anno precedente.
La colpa dell'imprenditore Filippo Piccione sarebbe stata quella di essere il proprietario dei terreni dai quali vennero esplosi i colpi di fucile.
Tanto bastò per segnarne la condanna a morte e deciderne, di fatto, un sospettoso coinvolgimento nel fatto di sangue. Piccione inoltre avrebbe sporto diverse denunce contro il defunto Leoluca, ma solo nel 2023 il quadro si fece più chiaro.
Nel corso dell'udienza del processo Rinascita-Scott, il collaboratore di giustizia Andrea Mantella avrebbe raccontato proprio della morte dell'imprenditore, definendolo come una vittima innocente di mafia in quanto non responsabile per l'uccisione di Leoluca.
Nonostante ciò, Piccione venne freddato con diversi colpi di arma da fuoco il giorno di carnevale, da due uomini col volto coperto da una maschera.