Ultimi dati ISTAT sul PIL, Molinari (M5S): “l’Italia è tornata in recessione”
“E così i dati Istat confermano il triste ritorno alla realtà ovvero che l'Italia è tornata in recessione, senza sfruttare quel seppur minimo salto di vento propizio dell'ultimo trimestre del 2013 : nel secondo trimestre dell'anno, infatti, il Pil è calato dello 0,2% rispetto ai primi tre mesi dell'anno (quando aveva segnato una contrazione dello 0,1%). - Lo afferma Francesco Molinari, deputato del Movimento 5 stelle -
Su base annua il Pil totalizza una flessione dello 0,3% : un risultato sconfortante dato che stiamo parlando del peggior secondo trimestre dal 2000. Dov'è il taumaturgico effetto degli 80 euro "per molti ma non per tutti", come i pensionati ed i popolo delle partite IVA sanno a loro spese ?
Perso tra i proclami delle scorse elezioni europee ed il balbettio del Presidente del Consiglio circa una ripresa in ritardo ma della quale ancora si promette l'arrivo : aspettando Godot...
Nel frattempo i consumi si stabilizzano su livelli non commendevoli, testimoniando la stagnazione della domanda interna e un indice dei prezzi che parla la lingua della deflazione, e con una spesa pubblica aumentata del 7,8% nel 2014.
Già ad aprile le previsioni ottimistiche del governo intorno ad una crescita dello 0,8% erano state smorzate dalle stime al ribasso di OCSE, FMI e Bankitalia e la conferma è purtroppo arrivata. È da quando il M5S è in parlamento che sentiamo e leggiamo di dati strutturali il cui raggiungimento è sempre più utopico : DEF - con relativi aggiornamenti - e leggi di stabilità i cui obiettivi sono tanto realistici quanto le virtù vantate dagli spot in capo ai prodotti pubblicizzati.
Il sistema produttivo nazionale non è in grado di sostenere alcuna crescita : come si fa a prescindere dalla produzione industriale se si vuole far crescere il PIL ?
Come si fa a far crescere la produzione industriale se le imprese sono strozzate da tributi e pure senza liquidità, che un sistema bancario drena per dar luogo a speculazioni finanziarie senza riscontro nell'economia reale ?
Senza una programmazione economica degna di essere chiamata tale - non le marchette fatte dai tardi epigoni di un consunto laissez faire - non si va da nessuna parte : per anni si è permesso di fare carne da macello del welfare attribuendogli le colpe di una spesa pubblica eccessiva in un mai provato rapporto causa-effetto con il deficit pubblico, la cui serietà probatoria era assimilabile a quella probante l'esistenza del diavolo nei processi della Santa Inquisizione.
Solo intervenendo sul nostro sistema produttivo si potrà rendere stabilmente positivo il saldo della bilancia commerciale, cercando di ridare competitività ad un'economia nazionale agonizzante che ha parimenti bisogno del sostegno di una domanda interna adeguata.
Ma forse al Governo Renzi non interessa l'economia nazionale né il benessere del popolo italiano, almeno così sembra dalle dichiarazioni del Ministro Padoan, che ascrive alle riforme istituzionali - così viene chiamato dall'esponente dell'eterogenea compagine governativa lo scempio che si sta facendo della Costituzione al Senato - un effetto taumaturgico "sul funzionamento dell'economia".
Secondo il ministro, infatti, "la semplificazione del processo legislativo" e "la certezza della durata dei governi" sono fattori "estremamente importanti per stabilizzare la fiducia e le aspettative di imprese, famiglie e investitori internazionali" : è nata una nuova branca delle scienze sociali !
Siamo sicuri che nella lettura dei fondi del thè Renzi e Padoan troveranno le risposte da dare alle preoccupazioni dell'UE sull'impatto negativo dello stato dell'economia sui conti pubblici e sul deficit e che qualche sibilla governativa ci darà conto, dopo l'estate, delle voci sulla probabile nuova manovra correttiva per il 2014...”