Vibo, Cavallaro (Cisal) sul nuovo modello comunale
“Sarà difficile dimenticare, e non soltanto per i vibonesi ma anche per i vacanzieri che affollano la Costa degli dei, spesso propensi a visitare il capoluogo di provincia durante il soggiorno estivo, il dramma che sta vivendo oggi la città di Vibo Valentia e le sue circoscrizioni, sopratutto quelle marine.” Afferma in una nota Franco Cavallaro, Segretario Generale della Cisal di Vibo Valentia.
“L’assurdo ed avvilente biglietto da visita che il territorio, dal punto di vista igienico sanitario ed ambientale, presenta agli occhi di tutti ha presto trasformato in “pattumiera del mare” quello che fino a ieri, con orgoglio, veniva definito “giardino sul mare”.
Un decadimento scaturito da una classe politica ed amministrativa che ha fallito pienamente gli obiettivi contenuti nella carta di credito che quasi cinque anni addietro la popolazione aveva inteso affidargli nella speranza di risalire, sia pure lentamente, la china per adeguare il modello di vita alle odierne necessità. – Prosegue Cavallaro - E’ però accaduto che nonostante qualche debole tentativo lo sforzo di promuovere una vera e propria virata è svanito sul nascere.
E’ crollato il disegno amministrativo della giunta guidata da Nicola D’Agostino, e l’annunciata “non candidatura” alla prossima tornata elettorale rappresenta un coscienziosa e attesa presa d’atto, ma è anche venuta meno la fantasia di una opposizione che si è limitata ad una battaglia politica che non ha portato concretamente da nessuna parte.
La politica di questo Consiglio comunale, nel suo complesso, ha finito col propiziare il dissesto finanziario, il mai superato calvario sull’acqua non potabile, l’odierna odissea che vede la città sommersa letteralmente dai rifiuti e che minaccia seri rischi igienico sanitari ed una serie di disagi anche nel sistema dei parcheggi.
Quanto basta per capire che al Consiglio Comunale, nella sua interezza, toccava solo dimettersi, trovando il coraggio di farla finita.
In altri tempi, quando la politica veniva interpretata come una cosa seria, non sarebbe stato permesso questo ignobile scempio.
Ecco perchè un significativo richiamo ad altra data mi sembra concepibile: i Basile, i Murmura, i Bellantoni, i Buccarelli, i Marcello, gli Scalamogna, i De Siena, i Campitelli, i Comito, gli Achille, i D’Amico, gli Inzillo e tanti altri volti illustri che hanno disegnato questa città avrebbero consentito il verificarsi di uno scenario simile ? – Dichiara Cavallaro - Non mi si venga a dire che erano altri tempi perché le difficoltà di gestire un’amministrazione comunale sono state sempre presenti, a prescindere dalle epoche.
Erano i tempi di una città vicina al Palazzo dove il senso della responsabilità e della coscienza politico amministrativa albergava in ogni politico che si riteneva tale.
Dove la cultura, l’arte, l’economia, il senso del dovere civico rappresentavano il supporto ideale per rendere competitiva la città.
Dove le professioni, l’associazionismo, il sindacato, costituivano un modello di condivisione utile per esaltare il ruolo e la funzione del territorio nel contesto regionale.
Sarebbe errato, alla luce di quanto accade soprattutto in termini negativi, convincersi che si va sempre incontro verso la cultura della rassegnazione.
Vibo Valentia deve ricaricarsi e mettersi in condizione di tornare allo smalto dei tempi migliori, rendendo protagonista la società odierna, soprattutto quella dei giovani ai quali viene demandato il compito di saper interpretare gli errori commessi fino ad oggi e di correggere il tiro attraverso un nuovo modo di pensare a come soddisfare i reali bisogni di chi vuol far tornare a crescere il territorio ed anche ad aiutare chi soffre.
Questo significa che Vibo Valentia deve rispondere con un vero atto di coscienza alla chiamata imposta dal degrado che ormai da anni la tormenta.
Nessuno può astenersi dalla necessità di aiutare la città a risorgere.
C’è bisogno di un concorso di aiuto a superare la grave situazione odierna per ripristinare fiducia nella popolazione, attualmente scossa dall’insopportabile degrado in cui è assurdamente precipitata.
Ho scritto e ribadisco che il nuovo primo cittadino non può non affrancarsi a quel che succede a Strasburgo, Bruxelles, Roma e Catanzaro e portare in quelle sedi gli obiettivi, le legittime ambizioni, il piano di recupero di una città che ha bisogno di produrre e creare nuovi spazi occupazionali.
Bisogna crederci fino in fondo, ad iniziare dalle reali potenzialità del Porto di Vibo Marina e dalla opportunità di creare rapporti ideali con l’Università.
Ma questo tipo di progetto innovativo nella sua articolazione richiede la disponibilità di un sindaco e di una squadra amministrativa che sia al passo con i tempi.
Nella scelta per il primo inquilino di Palazzo “Luigi Razza” la politica non può continuare ad esercitare il ruolo preponderante di strumento selettore. La società civile deve venire fuori e battere i pugni sul tavolo e presentare le sue idee. Le professioni sono bacino di ricche ed avanzate speranze soprattutto tra i giovani che hanno tutte le carte in regola per assumere il ruolo di sindaci manager.
Non sono ammessi ulteriori silenzi. Occorre fare spazio alla convinzione che con la politica diventa possibile anche un nuovo sistema di ragionare.
Vibo Valentia, - conclude - quella cui i cittadini aspirano, deve puntare a questo importante ed improcastinabile processo di condivisione.”