Mantuano “Tagliarsi e sentirsi meglio: cutting e autolesionismo, è allarme su facebook e youtube”

Calabria Attualità

" Mi taglio per sentirmi meglio, per sentirmi vivo....distolgo l'attenzione dalla mia tristezza e mi concentro sul dolore fisico, è una bella sensazione". questo che mi sento dire dai ragazzi/e nella mia vita professionale." Lo si legge in una nota della dottoressa Mantuano." È allarme autolesionismo che corre su internet, a causa del precipitante sviluppo che hanno i video su youtube o foto sui gruppi di facebook di adolescenti che mettono in atto pratiche di autolesionismo. Cutting. Burning. Branding. L’allarme - prosegue l'esperta - prende la forma della lingua inglese, ma è tutto italiano. Tagliarsi la pelle con lamette o qualsiasi altro oggetto affilato, ad esempio chiodi, forbici, coltelli, fermagli, pezzi di vetro, senza avere l’intenzione di uccidersi; bruciarsi con le sigarette o marchiarsi a fuoco con laser o un ferro rovente: in italiano sono più lunghi che in inglese, e forse per questo fanno più impressione. I numeri parlano chiaro. Secondo una ricerca effettuata dal giornalista Mario Campanella, presidente dell’associazione Peter Pan, e Donatella Marazziti, docente di Psichiatria all’Università di Pisa su un campione di ragazzi tra i 13 e i 18 anni provenienti da 4 città italiane (Bologna, Perugia, Bari e Messina), 150mila adolescenti italiani effettuano intenzionalmente atti di autolesionismo, per manifestare un disagio interiore che non riescono a verbalizzare.

Tagliarsi è un comportamento che spesso comincia nell'adolescenza, non c'è un'unica spiegazione che renda conto dei motivi per cui una persona può decidere di tagliarsi. Se alcuni ragazzi/e si tagliano per controllare e interrompere, in modo indiretto, un dolore mentale troppo forte, un'angoscia intensa ed insostenibile:preferiscono soffrire nel corpo che psicologicamente, preferiscono il dolore fisico al dolore mentale e fanno in modo che il dolore fisico prenda il posto di quello mentale. Le ferite inflitte al corpo sono un mezzo estremo con cui lottare contro la sofferenza psicologica, altri è un modo per percepire di esistere ed essere vivi: meglio un dolore fisico che non sentire nulla o sentirsi vuoti ed inutili. Tagliarsi dà l'illusione di un sollievo, a volte addirittura euforia, come se dai tagli fuoriuscissero finalmente le emozioni che non si riescono a tollerare dentro di se: la disperazione, tristezza, il sentirsi rifiutati, la solitudine e soprattutto la rabbia verso qualcun altro da cui si sente dipendere e che si teme si allontani.

Tagliarsi può permettere allora di abbassare una tensione estrema. Come scrive l’antropologo francese Le Breton :"La ferita crea un rifugio provvisorio, che consente all’individuo di riprendere fiato: […] serve a scaricare una tensione, un’angoscia che non lascia più alcuna scelta, nessun’altra risorsa – e di cui l’individuo deve potersi liberare". E allora che fare??? Reagire con disgusto, colpevolezza, liquidare questi comportamenti come ragazzate e ridurli alla mera richiesta di attenzione, Non Serve a Molto! Sono gesti che racchiudono una profonda sofferenza e che concedono a chi li attua una tregua, la parvenza di un conforto, una forma di autoaiuto che va innanzitutto rispettata: per quanto possa apparire assurdo, questo è il miglior modo che la persona ha sinora trovato per padroneggiare i suoi problemi. Probabilmente non ne è affatto fiera, anzi se ne vergogna e pensa che nessuno possa capire cosa prova. Se si vuole aiutare un amico o un figlio che si taglia o fa male in altro modo, il punto di partenza è non giudicare e offrire sostegno. Offrire sostegno vuol dire evitare ultimatum, punizioni o minacce:se fosse stato facile, la persona avrebbe gia smesso. Offrire sostegno - conclude la Mantuano - significa aiutarla a riconoscere le emozioni e a gestirle in modo diverso che con i tagli, incoraggiarla a capire e individuare strade più sane per esprimere i suoi stati d'animo. Tutto questo non è facile e rivolgersi ad un esperto è il più delle volte la cosa più sensata."