Regione: imprenditore Callipo, “la politica ha fallito”
"Se dovessi scriverla io una lettera a Gesù, contrariamente a quanto fatto dal sindaco di Locri, chiederei che ci liberasse da questi politici che affamano la Calabria da mezzo secolo". Lo afferma l'imprenditor Pippo Callipo, nelle ultime elezioni regionali candidato alla carica di presidente. "Siamo al disastro sociale. Molti imprenditori si rodono il fegato per tenere aperte le aziende, tantissimi padri di famiglia hanno perso il salario e i nostri giovani sono costretti a scappare, ma, nonostante ciò - aggiunge - in Calabria, si vorrebbero spendere 2 milioni di euro per primarie "farlocche". Anziche', per esempio, trovare le risorse necessarie a far sopravvivere il polo oncologico della Fondazione Campanella - dove questa politica politicante ha illuso centinaia di professionalità - i nostri politici vogliono farsi finanziare con soldi pubblici dispute di cui alla Calabria non gliene frega assolutamente niente. Sono sicuro, però, che Gesu' la nostra richiesta la rimanderebbe indietro per, come dire, difetto di giurisdizione. Non tocca a Lui mettere mano ai nostri guai, al massimo Lui potrebbe darci qualche suggerimento. Parliamoci chiaro, cara Calabria: la politica e i suoi esponenti hanno clamorosamente fallito, al punto che, a destra e a sinistra, non si sa più che pesci prendere e l'unica cosa che li attrae è il gioco del candidato alla Presidenza che deve avere, quale requisito fondamentale, non la propensione alla programmazione della spesa pubblica e neppure un'idea nuova di Calabria, ma l'inclinazione a preservare tutti - nessuno escluso - gli equilibri di potere del sistema che ha portato la Calabria alla disperata condizione di oggi. Tocca alla Calabria ed ai calabresi, alle sue forze sane, ai giovani ed alle donne, darsi una mossa. Io nel 2010 con le mie sole forze ci ho provato. Non sono andato via dalla Calabria perche' la Calabria e' una terra bellissima e ne sono innamorato, ma ora, se non vogliamo che tutto precipiti inesorabilmente, è tempo di prendere coscienza e mandarli tutti a casa. Non scrivendo lettere al Padreterno - conclude Pippo Callipo - ma guardandoci, ciascuno di noi, allo specchio e chiedendoci quanto siamo pronti a rischiare per riscattare la Calabria agli occhi dei nostri figli, del Paese e dell'Europa". (AGI)