Salute: 170 mila pazienti al Sud senza cure adeguate per le malattie al cuore

Calabria Salute

In Italia Meridionale circa 170mila persone non hanno accesso a cure adeguate per quanto riguarda la fibrillazione atriale. Sono questi i risultati di uno studio - ARAPACIS - realizzato dalla Società italiana di Medicina interna (SIMI) appena pubblicato sulla rivista Internal and Emergency Medicine.

La fibrillazione atriale è l'aritmia cardiaca più diffusa, una persona su quattro la sviluppa prima o poi nel corso della vita e in Italia i pazienti sono oltre un milione, circa 800.000 al Nord e al Centro e oltre 300.000 al Sud, dove la prevalenza è leggermente inferiore (1,9 per cento della popolazione contro il 2,4 per cento al Nord).
L'aderenza alle terapie è indispensabile per ridurre il rischio di ictus, così gli esperti della SIMI hanno deciso di valutare se vi siano differenze regionali nelle terapie anti-fibrillazione andando a rianalizzare i dati ottenuti con lo studio osservazionale ARAPACIS, condotto su circa 2000 pazienti di tutta Italia.

''La nuova analisi dei dati ha mostrato che i pazienti delle Regioni del Sud ricevono più antipiastrinici e meno anticoagulanti orali rispetto al resto d'Italia; soprattutto, al Sud c'è una percentuale maggiore, fino a un terzo dei casi, di soggetti non trattati o curati soltanto con gli antipiastrinici, assolutamente sufficienti da soli a tenere sotto controllo le complicanze della fibrillazione atriale'', spiegano Gino Roberto Corazza, presidente SIMI, e Francesco Violi direttore scientifico della stessa Società.

''Per spiegare la minor prescrizione di terapie adeguate in genere viene chiamata in causa l'età dei pazienti e la presenza di politerapie: chi è più anziano e assume già molti farmaci ha una minor probabilità di essere trattato al meglio. Tuttavia i nostri dati mostrano che non è così, almeno per la fibrillazione atriale: la carenza di prescrizioni adeguate è indipendente da età e politerapia, così al Nord e al Centro il 60 per cento dei pazienti ad alto rischio riceve le terapie migliori, contro il 53 per cento al Sud'' concludono.(AGI)