Nucci (Ugl): “ Mentre la Regione affonda ... la politica latita”
“Da troppo tempo assistiamo ad un lento e inesorabile declino occupazionale nella nostra regione, stritolata da una crisi sempre più accentuata che trascina sul lastrico migliaia di famiglie. Allarmante il dato Istat che indica come un terzo della popolazione versi in uno stato d’indigenza (circa il 32%) e dove una famiglia su due ha problemi economici per il raggiungimento della seconda settimana del mese.” E’ quanto scrive Guglielmo Nucci, componente segreteria Provinciale Ugl Cosenza.
“Non curanti di questo – continua la nota - assistiamo da troppo tempo alla querelle della classe politica calabrese tutta, abbarbicata esclusivamente a mantenere le proprie posizioni di potere e a focalizzare l’attenzione sulle primarie relative alla prossima consultazione regionale, disinteressandosi completamente del disagio e della disperazione dei tanti lavoratori calabresi, sempre più lontani della realtà che li circonda, dimenticando che ci troviamo in una regione martoriata da numerose vertenze che mettono a rischio migliaia di posti di lavoro, non considerando che questa è una classe politica che offusca le esigenze per alimentare i bisogni e l’assistenzialismo a garanzia del clientelismo, unica vera fonte della loro sopravvivenza.
Quanto bisogna attendere per dare risposte alle migliaia di lavoratori del terziario che hanno perso il posto di lavoro o posti in cassa integrazione da mesi non percepiscono il salario e non chiedono assistenza, ma dignitosamente di poter lavorare? Quanto bisogna attendere affinché le realtà produttive sane possano percepire i loro pagamenti prima che le stesse chiudano? Quali iniziative sono in cantiere a tutela delle classi sociali deboli (welfare)? Perché non si è intervenuti per tempo quando a mezzo stampa paventavamo la crisi del settore dei Call Center, ora esplosa con la dichiarazione d’insolvenza da parte del management di Infocontact e che a breve potrebbe abbattersi anche su altre aziende del settore che delocalizzano? Lo ricordiamo a chi lo avesse dimenticato che siamo stati l’unica organizzazione sin dal 2009 che ci battiamo per la costituzione di un “Osservatorio”. Quali soluzioni adottare per la crisi delle case di cura private e di tutto il comparto sanitario calabrese ormai allo sfascio? Aldilà delle “pezze” finanziarie utilizzate per il trasporto in Calabria, è possibile pianificare un ammodernamento strutturale per un rilancio di una regione che subisce continuamente tagli che la isolano sempre più dal resto del paese? Quali prospettive dare ai tanti giovani in cerca di una prima occupazione se le istituzioni preposte sono accecate dalla loro ingordigia e dal malaffare. Queste problematiche rappresentano la punta di un iceberg che mette a nudo l’incapacità e la superficiale conduzione della classe politica calabrese palesando tutti i suoi limiti, eppure non mancano le intelligenze e le competenze.
Non servono le sterili enunciazioni sulla politica del fare, il tempo è scaduto bisogna far seguire fatti e dare stabilità e certezze ai tanti calabresi che con il loro consenso hanno contribuito affinché Voi li rappresentaste, sono esausti delle vostre promesse. Essi Vi chiedono, perché glielo dovete, maggior pragmatismo evitando voli pindarici per metter in campo progetti e soluzioni nell’immediatezza, utilizzando i fondi europei atti allo scopo e da voi “distratti”, in parte, per essere “devoluti” agli “amici”. Il ricorso alla cassa integrazione in tutte le sue varie forme non può essere la panacea alla crisi occupazionale, bisogna spostare l’attenzione e puntare sulla formazione unico strumento con il quale si potrebbero ricollocare in parte coloro che sono da tempo fuori dal circuito produttivo.
Avvaletevi dello stesso trasporto e della caparbietà che dimostrate ad ogni tornata elettorale nel chiedere consensi, i calabresi hanno preso consapevolezza e coscienza non faranno come gli struzzi.
A noi parti sociali il duro compito di stare al fianco e non lasciare soli i tanti lavoratori illusi e mortificati da tanta inettitudine e irriconoscenza, evitando di appiattirci verso le forze politiche essendo da stimolo riappropriandoci del ruolo che ci compete, è giunto il tempo di fare quadrato e insieme alle forze imprenditoriali mobilitarsi prima che la nave coli a picco per ridare dignità sociale a un popolo al quale da troppo tempo viene negata”.