‘Ndrangheta: favorirono latitanza boss, 6 arresti nel Cosentino
La squadra mobile della questura di Cosenza ha eseguito sei misure cautelari emesse dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti di altrettante persone accusate di aver favorito la latitanza del boss Franco Presta, arrestato il 12 aprile del 2012.
13:01 | Tra i presunti fiancheggiatori della latitanza del boss ci sono anche la figlia, Marianna Presta, 30 anni; suo marito, Francesco Ciliberti, pure 30 anni e un nipote del boss, Michele Filippelli, 32 anni. Inoltre vi sono Alessandro Cipolla, 28 anni, Domenico Scarola, 28 anni, e Andrea La Torre, 26 anni. Tutti sono colpiti da obbligo di dimora nel loro comune di residenza, tranne Scarola che è detenuto all'ergastolo per la strage di San Lorenzo del Vallo (CS), dove furono uccise Rosellina Intrieri e la figlia Barbara, cognata e nipote di Aldo De Marco, autore dell'omicidio del figlio del boss Presta, il giovane Domenico, che aveva solo 22 anni. L'omicidio sarebbe scaturito allora da una futile lite per una questione di parcheggio e la strage, alla quale scamparono Gaetano De Marco, marito e padre delle vittime, e il figlio, Silos De Marco, sarebbe stata la vendetta ordinata dal boss per quel delitto. La Torre era l'intestatario della casa in cui fu catturato Franco Presta e anche il titolare della scheda telefonica che il boss utilizzava. Gli altri avrebbero aiutato Presta nella sua latitanza, anche accompagnando la moglie a trovarlo nei suoi nascondigli.
"L'operazione si chiama "Step by Step" perché davvero abbiamo dovuto lavorare passo dopo passo, con certosine intercettazioni e pedinamenti" ha detto, in conferenza stampa, Giuseppe Zanfini, capo della squadra mobile della questura di Cosenza, in riferimento all'identificazione dei presunti fiancheggiatori del boss, catturato nell'aprile del 2012 dopo 4 ani di latitanza. La moglie di Presta cambiava anche 4 o 5 auto, aiutata dai fiancheggiatori, per recarsi dal marito. Le vetture venivano in alcuni casi noleggiate da alcune concessionarie. La donna partiva, anche per più giorni, senza bagaglio e spegnendo il telefonino nella speranza di eludere eventuali controlli sulla rete mobile. Gli spostamenti seguiti dagli inquirenti sono stati 23 prima di arrivare alla cattura del latitante. (AGI)