Reggio, Nucera: una Città Metropolitana non è la somma dei Comuni
“Il dibattito che si sta sviluppando sulla Città Metropolitana, seppure con ritardo, sta facendo venire alla luce le criticità di questo che potrebbe essere il vero punto di forza della provincia di Reggio Calabria per un suo effettivo rilancio economico e dare sfogo al bisogno di lavoro per i giovani e i disoccupati reggini. - Lo scrive in una nota Giovanni Nucera, Vicepresidente del Consiglio provinciale Reggio Calabria - Ma rischia di diventare anche un’altra occasione perduta a causa della mancanza di attenzione del Governo centrale e delle forze politiche.
Non si capisce infatti come si possa parlare di Città Metropolitana senza affrontare alcuni dei nodi cruciali delle infrastrutture necessarie per rendere omogeneo lo sviluppo del territorio di una provincia frammentata e carente perfino delle più elementari vie di comunicazioni interne.
Ma va posta con forza all’attenzione del Governo e della futura Regione la questione delle comunicazioni aeree, ferroviarie e stradali. Va affrontato e rilanciato il tema del Porto di Gioia Tauro quale snodo commerciale centrale del Mediterraneo, difendendolo non solo dalla concorrenza estera ma anche dalle spinte di altre realtà italiane che in questi anni hanno approfittato della fragilità della politica regionale per indebolire Gioia Tauro e trarre vantaggio da questa debolezza.
La Città capoluogo sarà certo il cuore politico e amministrativo della Città Metropolitana ma non può essere solo la “sede degli Uffici”, dovrà avere la capacità di aggregare le esigenze e le potenzialità di tutti i Comuni della Provincia e raccogliere proposte al fine di progettare senza sprechi o elefantiasi uno sviluppo che punti sulla posizione al centro del Mediterraneo e torni a proporsi quale “ponte” tra l’Europa e il Sud del Mediterraneo.
Per fare questo, oltre alle infrastrutture indispensabili per collegare il porto di Gioia Tauro alla rete ferroviaria e alla creazione della ZES è necessario valorizzare il recupero delle coste e delle zone collinari e montane per attrarre investimenti nel settore turistico e nella riqualificazione delle produzioni agricole, dell’incentivo per un moderno sistema di allevamento e di produzioni connesse che siano caratterizzate per qualità e specificità tali da poter reggere la concorrenza non solo nazionale ma anche internazionale.
Altro discorso molto controverso riguarda il rilancio turistico. Non è pensabile né accettabile che si torni a parlare di Ponte sulla Stretto mentre siamo al disastro nelle linee di trasporto aereo, ferroviario e stradale, ma bisogna anche fare chiarezza sul modello di sviluppo turistico che non dovrà prevedere più colate di cemento per costruire “cattedrali nel deserto” ma creare condizioni ambientali, di sicurezza e legalità che diano la possibilità agli operatori turistici locali ma anche stranieri di investire nel settore alberghiero rispettando l’ambiente che, come dimostrano esempi di tutte le realtà europee, è una forte attrattiva turistica che unita all’offerta culturale e ad una più efficace gestione delle istituzioni culturali presenti sul territorio possono innescare un percorso vero e sano di sviluppo.”