Amantea, il Comune approva i lavori per la ristrutturazione della chiesa di San Bernardino

Cosenza Tempo Libero

L’esecutivo guidato dal sindaco Monica Sabatino, con l’adozione della delibera numero 154, ha deciso di affidare lo studio per la messa in sicurezza del complesso conventuale di San Bernardino da Siena all’Università della Calabria. La chiesa in questione risale alla prima metà del Quattrocento ed è stata dichiarata da tempo monumento nazionale. Essa è affiancata dall’oratorio dei Nobili e dal convento dei frati minori osservanti, fondato nel 1436. La decisone della giunta era attesa e sperata, considerato che il luogo di culto nepetino, soprattutto nell’area sui cui insiste il chiostro, è interessato da qualche anno da un problema strutturale che potrebbe inficiarne la stabilità. Tali problematiche, del resto, erano state evidenziate anche da un sopralluogo effettuato dai dirigenti della Sovrintendenza regionale per i beni culturali della Calabria che nel dicembre 2012 aveva inviato una missiva all’attenzione dell’ente municipale (proprietario del bene architettonico) nella quale si dichiarava “l’indefferibilità della messa in sicurezza del chiostro, considerato l’evidente quadro fessurativo delle strutture e lo stato di degrado del materiale lapideo”.

«Siamo impegnati – ha affermato il primo cittadino – nel risolvere una questione che sta a cuore a molti amanteani. La chiesa di San Bernardino è uno dei simboli della nostra storia e della nostra memoria. Adesso necessita di alcune cure e da bravi genitori siamo pronti a correre in aiuto dei nostri figli».

Il chiostro del convento si presenta oggi a pianta quadrangolare, delimitato per tre lati da arcate ogivali e da pilastri a sezione quadrangolare in arenaria, e per il quarto da arcate a tutto sesto su pilastri a sezione circolare di stile aragonese. Il convento è stato ristrutturato negli anni novanta, in occasione del ritorno dei frati minori osservanti avvenuto nel 1995. Nel corso dei lavori sono venute alla luce numerose testimonianze archeologiche che restituiscono agli occhi degli archeologi le frequentazioni arcaiche dei luoghi.

I tecnici del comune, seguendo le prescrizioni degli esperti, hanno provveduto al posizionamento di un’imbracatura di sostegno in legno che consente agli archi del chiostro di scaricare parte della pressione derivante dal peso del fabbricato. Ma ora è necessario fare qualcosa di più. Urge, infatti, definire nel più breve tempo possibile, la tipologia di intervento strutturale da attuare per risolvere la questione. Secondo la convenzione stipulata tra l’organo locale e l’ateneo di Arcavacata sarà compito del Dipartimento di ingegneria civile dare seguito “ad uno studio approfondito che preveda l’analisi conoscitiva relativa alla statica e alle condizioni di degrado degli elementi portanti del chiostro e la progettazione di idonei interventi di consolidamento da eseguirsi sugli stessi”. La spesa complessiva che il Comune sosterrà per questa prima, ma delicatissima fase cognitiva, ammonta a circa 15 mila euro.