Cesarei, Calabria vicina alla media nazionale del 26%
La proporzione di parti cesarei nel nostro Paese è passata dal 29% del 2008 al 26% del 2013, con grandi differenze tra le regioni e all'interno di ciascuna di esse. Percentuali elevate se si pensa che il regolamento del ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell'assistenza ospedaliera fissa, sulla base di quanto stabilito dall'Organizzazione mondiale della sanità, al 25% la quota massima di cesarei primari per le maternità con più di 1000 parti e 15% per le maternità con meno di 1000 parti. E' quanto si evince dalle valutazione effettuate da Agenas nel Programma nazionale esiti 2014 (Pne), presentato questa mattina presso il ministero della Salute.
A fronte di un valore nazionale medio del 26%, si osserva una notevole variabilità intra e interregionale con valori per struttura ospedaliera che variano da un minimo del 4% ad un massimo del 93%. Quanto, invece, al paragone tra le diverse regioni, mentre nel 2008 tutte le regioni del sud avevano valori di media e mediana superiori ai valori nazionali, nel 2013, Basilicata, Calabria e Sicilia si avvicinano al valore medio nazionale, sebbene con grande eterogeneità interna. Rimangono ancora molto evidenti le differenze tra le regioni del Nord Italia con valori intorno al 20% e le regioni del Sud con valori prossimi al 40% e che, nel caso della Campania, arrivano al 50%. La Liguria e la Valle d'Aosta sono le uniche regioni del nord ad avere valori superiori a quelli nazionali. Anche la distribuzione geografica per provincia/ASL mostra un'elevata eterogeneità intra e interregionale. (AGI)