Sud: Svimez, ancora in recessione: calano consumi e investimenti
Mentre il centro-nord risale timidamente, il Sud è ancora in recessione. E' quanto emerge dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno. Secondo le stime aggiornate a settembre 2014, nel 2013 il Pil italiano dovrebbe calare dell'1,9%, quale risultato del -1,4% del Centro-Nord e del -3,5% del Sud. A causare la contrazione dell'attivita' produttiva il calo dei consumi (stimato in -2% al Centro-Nord, che diventa -2,4% al Sud) e il crollo degli investimenti, -5,2%, a fronte di un calo nazionale del -4,6% al Centro-Nord.
"Da segnalare, a testimonianza della gravità della crisi - sottolinea il Rapporto - l'ulteriore perdita di posti di lavoro, nel 2013 -3,8% al Sud, -1,2% al Centro-Nord. In un panorama fortemente negativo, le esportazioni l'anno corso hanno segnato -0,6% al Sud e +0,4% al Centro-Nord. Se confermate, queste previsioni portano a otto gli anni consecutivi nei quali il Pil meridionale è stato negativo, con un crollo dei redditi al Sud del 15% tra il 2008 e il 2013 e una perdita di posti di lavoro dal 2008 al 2015 di circa 800mila persone". Nel 2014 secondo stime SVIMEZ il Pil nazionale e' previsto a -0,4%, quale risultato tra la stazionarietà del Centro-Nord (0%) e la flessione del Sud (-1,5%). Per il 2014 i consumi si prevedono ancora negativi al Sud (-0,6%) e in debole risalita al Centro-Nord (+0,1%). Continuano a flettere gli investimenti, sempre molto di più al Sud che al Centro-Nord (rispettivamente -4,2% a fronte di -1,5%)".
Un Mezzogiorno a rischio desertificazione umana e industriale, dove si continua a emigrare (116 mila abitanti nel solo 2013), non fare figli (anche nel 2013 ci sono stati più morti che nati), impoverirsi (le famiglie povere sono aumentate del 40% nell'ultimo anno) perchè manca il lavoro (perso l'80% dei posti di lavoro nazionali tra il primo trimestre del 2013 e del 2014). Questo il quadro che emrge dal Rapporto Svimez 2014 sull'economia del Mezzogiorno.
Secondo il rapporto, l'industria continua a soffrire di più (-53% gli investimenti in cinque anni di crisi, -20% gli addetti); i consumi delle famiglie crollano di quasi il 13% in cinque anni; gli occupati arrivano a 5,8 milioni, il valore piu' basso dal 1977 e la disoccupazione corretta sarebbe del 31,5% invece che il 19,7%.
Il numero degli occupati del Sud per la prima volta nella storia si attesta a 5,8 milioni, sotto la soglia simbolica dei 6 milioni, il livello piu' basso almeno dal 1977, anno da cui sono disponibili le serie storiche basi di dati. E' quanto emerge dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno. Il Mezzogiorno, secondo il rapporto, tra il 2008 ed il 2013 registra una caduta dell'occupazione del 9%, a fronte del -2,4% del Centro-Nord. Delle 985mila persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro, 583mila sono residenti nel Mezzogiorno. Nel Sud, sottolinea ancora il rapporto, pur essendo presente appena il 26% degli occupati italiani si concentra il 60% delle perdite determinate dalla crisi. In calo soprattutto l'occupazione giovanile: al Sud nel 2013 fra gli under 34 flette del 12%, contro il -6,9% del Centro-Nord.
Nel solo 2013 sono andati persi 478mila posti di lavoro in Italia, di cui 282mila al Sud. La nuova flessione riporta il numero degli occupati del Sud per la prima volta nella storia a 5,8 milioni, sotto la soglia simbolica dei 6 milioni; il livello più basso almeno dal 1977, anno da cui sono disponibili le serie storiche basi di dati. E se negli anni '70 il tasso di occupazione al Sud era del 49%, sceso nel 2013 al 42%, al Centro-Nord le cose sono andate decisamente diversamente: dal 56% degli anni settanta il tasso di occupazione nel 2013 arriva a sfiorare il 63%. Sia il 42% del Mezzogiorno che il 63% del Centro-Nord sono pero' tassi di occupazione decisamente lontani dal target del 75% di Europa 2020.
Il Mezzogiorno ha perso il tradizionale ruolo di bacino di crescita dell'Italia: lo sottolinea il Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno secondo cui anche nel 2013 al Sud i morti hanno superato i nati: un risultato negativo che si era verificato solo nel 1867 e nel 1918. Nel 2013 il numero dei nati ha toccato il suo minimo storico, 177mila, il valore più basso mai registrato dal 1861. Un pericolo, aggiunge il Rapporto, da cui il Centro-Nord finora appare immune: con i suoi 388mila nuovi nati nel 2013 pare lontano dal suo minimo storico di 288mila unità toccato nel 1987. Il Sud sara' quindi interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili, destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, arrivando così a pesare per il 27% sul totale nazionale a fronte dell'attuale 34,3%. In calo nel 2012 anche i matrimoni: appena 207mila celebrazioni, di cui 84mila al Sud.
I matrimoni civili al Sud sono fermi al 24,5% contro l'oltre 52% del Centro-Nord. Resiste al Sud la tendenza a contrarre matrimonio a un'età media relativamente più giovane rispetto al Centro-Nord, circa due anni prima: l'età media degli sposi meridionali nel 2012 è stata infatti di 32,7 anni per gli uomini e di 29,6 anni per le donne, contro i 34,7 e 31,6 del Centro-Nord. In quasi 15 matrimoni su 100 uno dei coniugi è straniero, percentuale che supera il 20% al Centro-Nord, rispetto al 7% del Sud. A dicembre 2013 i residenti stranieri nel nostro Paese sono circa 5 milioni, di cui solo 717mila al Sud. e 4 milioni 200mila nel Centro-Nord. (AGI)