Crotone. Lotta ai patrimoni mafiosi, sequestrati beni per 2 milioni di euro
Nell’ambito dell’attività di servizio volta a contrastare la criminalità organizzata, la Guardia di Finanza di Crotone ha portato a termine due operazioni, eseguendo altrettanti sequestri preventivi d’urgenza emessi dal Presidente del Tribunale di Crotone, Maria Luisa Mingrone, su proposta inoltrata dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro (Direzione Distrettuale Antimafia), Vincenzo Antonio Lombardo, ai sensi del nuovo codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione. I provvedimenti sono stati adottati dopo le indagini patrimoniali svolte, su delega della Dda di Catanzaro, dal Nucleo di Polizia Tributaria e dalla Compagnia della Gdf pitagorica.
In particolare, gli accertamenti riguardano la posizione di un 34enne, M.C., ritenuto dagli inquirenti appartenente alla cosca “Farao-Marincola”, meglio conosciuta come “locale di Cirò”, con precedenti penali e di polizia per reati contro il patrimonio, in materia di stupefacenti ed in materia associativa, e già sottoposto a sorveglianza speciale, su provvedimento disposto dal Tribunale di Crotone nel marzo 2008.
Gli accertamenti delle Fiamme Gialle avrebbero appurato frequentazioni dell’uomo con noti pluripregiudicati del luogo, anch’essi considerati appartenenti dello stesso clan mafioso. Inoltre, le indagini patrimoniali (estese, relativamente agli ultimi cinque anni, ai familiari conviventi) avrebbero evidenziato una consistenza patrimoniale non compatibile con i redditi dichiarati che sono apparsi agli investigatori “irrisori e non sufficienti a soddisfare le primarie esigenze di mantenimento del nucleo familiare”.
Il Tribunale di Crotone, quindi, recependo la proposta del Procuratore Distrettuale, ha ordinato il sequestro di tre aziende (un’attività di commercio all’ingrosso di alimentari e due esercizi di commercio al dettaglio di biancheria), nonché un appartamento in Cirò Marina, cinque fabbricati a Umbriatico (KR), due terreni e rapporti bancari al 34enne ed ai suoi familiari. Il valore dei beni sequestrati, per l’amministrazione dei quali è stato nominato un professionista, ammonta 1,4 milioni di euro.
SIGILLI AI BENI DEL PRESUNTO BOSS DI PETILIA
LA SECONDA OPERAZIONE condotta dai militari ha riguardato invece la cosca dei “Comberiati” di Petilia Policastro, ed in particolare la posizione di Vincenzo Comberiati (57 anni). L’uomo è ritenuto al vertice del locale di ‘ndrangheta di Petilia, ed è attualmente detenuto per espiazione pena in attesa di giudizio per altri procedimenti penali pendenti per reati di omicidio, associazione mafiosa ed altro. Nei suoi confronti, inoltre, il Tribunale di Crotone ha disposto, il 24 marzo del 2010, la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, con decreto divenuto irrevocabile a dicembre del 2011.
Anche in questo caso, la proposta di misura di prevenzione patrimoniale è stata fondata, oltre che sulla presunta pericolosità sociale dell’uomo, anche sulla disponibilità (diretta o indiretta) di beni di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, tanto da far ritenere agli inquirenti che siano frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego. In particolare, i beni immobili e gli automezzi formalmente intestati al coniuge ed al figlio del Comberiati, “alla luce delle risultanze complessive dell’analisi delle movimentazioni economico finanziarie in entrata (fonti), raffrontate con le uscite (impieghi) – spiegano i finanzieri - non avrebbero trovato giustificazione nei modesti redditi prodotti, a malapena sufficienti per le primarie esigenze di sostentamento del nucleo familiare”. “Ciò anche in considerazione - proseguono i militari - del disconoscimento dei rapporti di lavoro posti in essere dall’impresa agricola di cui è titolare la moglie del proposto, come emerso a seguito dell’attività ispettiva compiuta dall’Inps che ha ritenuto come tale impresa sia stata esclusivamente finalizzata a far percepire indebitamente prestazioni previdenziali o costituire posizioni assicurative a favore di soggetti che, di fatto, non hanno prestato attività lavorativa.”
Il patrimonio di cui è stato ordinato il sequestro, il cui valore è stimato in circa 600 mila euro, è costituito da 21 terreni agricoli a Petilia Policastro; 2 terreni a Mesoraca; 3 fabbricati a Petilia Policastro; 3 autovetture; rapporti bancari e postali