Legge di stabilità: Province, lo Stato ci manda in dissesto

Calabria Attualità

"Con 1 miliardo di tagli lo Stato manda in dissesto Province e Città metropolitane". E' quanto sostiene l'Unione delle Province italiane nell'audizione in commissione Bilancio alla Camera sulla Legge di stabilità 2015.

"L'unica possibilità per evitare il blocco dell'erogazione dei servizi e l'esubero del personale - si legge nel documento consegnato - è spostare, da subito in Legge di stabilità, quelle funzioni che la Legge Delrio toglie dalla gestione delle Province: formazione professionale, trasporto pubblico locale, centri per l'impiego, cultura, turismo, sociale, agricoltura. Solo concentrando sulle funzioni fondamentali le risorse e il personale necessario a svolgerle, potremo continuare a garantire la manutenzione delle strade, la sicurezza nelle scuole, gli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico, l'assistenza ai comuni".

"Abbiamo verificato che il taglio di 1 miliardo sui bilanci delle Province e delle Città metropolitane si traduce in una riduzione di risorse ben oltre il 50%, fino ad arrivare in diversi casi al 90% del totale. Solo che le funzioni, i servizi e i costi per erogarli sono rimasti gli stessi dello scorso anno". Per Daniele Bosone, presidente della Provincia di Pavia, e Achille Variati, presidente della Provincia di Vicenza, intervenuti in rappresentanza dell'Upi il problema non è "efficientare, ma di decidere quali servizi erogare e quali sospendere: e siccome la Legge Delrio stabilisce quali siano i servizi che devono garantire le Province e le Città metropolitane, chiediamo a Governo e Parlamento di prendere insieme a noi la responsabilità di portare a termine la riforma, ma subito. Si scriva nella Legge di stabilità che i servizi per l'impiego, la formazione professionale, il trasporto pubblico locale, i servizi sociali, la cultura, il turismo e lo sport non devono più essere una spesa delle Province, e si decida dove trasferire il personale e i costi di questi servizi. Altra soluzione, per evitare il dissesto se non si vuole ridurre il taglio, non c'è". (AGI)