Vertenza Ubi Banca, Cgil scrive una lettera ai candidati alla presidenza
Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta della Cgil indirizzata ai candidati alla presidenza della Regione in merito alla risoluzione della questione dell’ubi banca Carime.
“Qualche tempo fa, a poco più di un anno dalla presentazione del Piano Industriale da parte del Gruppo UBI, ci trovammo a stigmatizzare ulteriori iniziative adottate che avrebbero potuto penalizzare fortemente - come in effetti è stato - la Calabria e particolarmente Cosenza, per l’attività di supporto che sarebbe venuta a mancare alle famiglie e all’imprenditoria sana del territorio. La chiusura di alcune filiali, a nostro parere, risultava dannosa anche per l’immagine della Banca, a parte le conseguenze negative per le lavoratrici ed i lavoratori, in termini di mobilità e “riconversione professionale”, elegante definizione che di solito sta ad indicare la perdita di specializzazioni e professionalità se non addirittura di posti di lavoro, come poi accaduto. Perché è vero che per le lavoratrici ed i lavoratori del settore creditizio è possibile, nel caso delle cosiddette “tensioni occupazionali”, il ricorso al Fondo di Solidarietà del settore, ma alla fine, caro Presidente del Consiglio, anche in presenza delle tutele dell’articolo 18 sempre di licenziamenti seppure mascherati dalla volontarietà si tratta!!!
Ma il Gruppo UBI, non pago evidentemente dei risultati già conseguiti, ritorna alla carica proponendo un nuovo confronto incentrato ancora una volta sulle “tensioni occupazionali” e l’”assetto distributivo”, ovvero per proporre ulteriori fuoriuscite di personale e chiusura di altri sportelli e, tanto per cambiare, Banca Carime è la più penalizzata, con eccedenze di personale dichiarate che sfiorano il 15% dell’intero personale e la chiusura di 18 filiali e 8 minisportelli. Tale ultima scelta è motivata dal calo di circa il 20% dell’operatività di sportello – e quindi qualcuno ci dovrebbe spiegare perché negli ultimi anni si è incentivata la clientela a fare sempre maggiore ricorso alla banca elettronica – e dalle sovrapposizioni territoriali – e al riguardo ci piacerebbe comprendere come si possa pensare che San Lucido si sovrapponga ad Amantea o a Paola, oppure Spezzano della Sila a Camigliatello Silano o a San Giovanni in Fiore!
Certo i dati sulla redditività e sulla crescita delle sofferenze non delineano una situazione florida e sono in linea, purtroppo, con i dati del Rapporto SVIMEZ 2014 sull’economia del Sud, che registra una crisi inarrestabile dal 2007, che continuerà probabilmente anche nel 2015, con il crollo dell’occupazione, dei consumi e del Pil pro capite – la Calabria è la regione più povera d’Italia – e persino della natalità, ma anche degli investimenti e, ovviamente, dell’erogazione del credito, settore nel quale – e non è certo una novità - i tassi di interesse registrano un divario a sfavore delle aree meridionali, giustificato dall’elevata rischiosità e dalla presenza invasiva della criminalità organizzata.
Lo stesso Rapporto segnala i possibili interventi per una inversione di tale tendenza, ponendo al centro il rilancio dell’economia meridionale: sarebbe, dunque, interessante conoscere il pensiero del management di UBI sul ruolo del credito nelle nostre aree, così come ci piacerebbe che delle precedenti scelte aziendali tanto discutibili per gli effetti che ne sono derivati qualcuno finalmente si assuma la responsabilità… e non parliamo certamente delle lavoratrici e dei lavoratori!
Il prossimo 23 novembre in Calabria si voterà per l’elezione del nuovo Consiglio Regionale e del nuovo Presidente: ai candidati a questo ruolo ci permettiamo di sottoporre queste poche riflessioni, aspettandoci da loro, se lo riterranno, qualche valutazione in ordine sia alla funzione ed alla gestione dell’attività creditizia in Calabria che alle scelte aziendali del sistema creditizio nel suo complesso, così penalizzanti per un territorio, la cui economia rischia di essere lasciata in balia di un’unica grande finanziatrice: la ‘ndrangheta”.