Comunità arbaresh, “fare rete per tutelare la minoranza”
Si è svolto nei giorni passati, presso il Circolo dell’Aeronautica Militare, il convegno dal titolo “Viaggio Arberesh a 15 anni dalla legge 482/1999”. Apre i lavori Antonello Biagini Prorettore Vicario dell’Università Sapienza di Roma, soffermandosi su tutto il lavoro che viene svolto in ambito accademico sul tema linguistico e dell’importanza di instaurare una collaborazione con le altre Università interessate.
A seguire gli interventi dell’Avv. Antonino Galletti e Andrea Borgheresi, il primo, tesoriere dell’Ordine degli Avvocati, il secondo, Delegato dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana. Questi due interventi hanno evidenziato alcuni aspetti di legislazione che caratterizzano l’attuale legge 482 e quelli che potrebbero essere i miglioramenti applicabili alla stessa.
Ersi Bozheku, direttore del centro studi Cemas della Sapienza di Roma, si sofferma sul valore e sulla fondamentale importanza che la legge di tutela delle minoranze linguistiche debba avere sotto il profilo giuridico e soprattutto politico. Giovanni Lattanzi, consulente presso il Senato della Repubblica, spinto dall’aver visto una comunità attiva, afferma della presentazione di un emendamento già presso la Camera dei Deputati per impegnare il Governo a cercare i fondi opportuni da destinare alla legge 482.
E’ fondamentale il coinvolgimento di più attori possibili compreso le università al fine di creare di un coordinamento con l’obiettivo di avere più forza al Ministero coinvolgendo più parlamentari possibile.
Alessandro Cassiani, Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma apre il suo intervento con una esclamazione: “Noi siamo arberesh, con una punta di orgoglio. Siamo un miracolo vivente, il nostro legame non si è mai spezzato, noi Albanesi siamo arrivati in Italia prima della scoperta dell’America. Noi Arberesh abbiamo coltivato un duplice amore, è indispensabile il legame tra lingua e identità. Gli arberesh hanno costituito attraverso i poeti, in maniera incisiva alla cultura italiana e albanese e ci sono stati illustri uomini, basta citare Gramsci, Crispi, Matranga, De Rada, Cassiani, Papa Clemente 11° .
Oggi siamo tenuti a riscattare la nostra identità, che rischia di scomparire e ciò sarebbe triste. La nostra è la lingua originale, quella autentica, ed è un bene prezioso per l’Albania e l’Italia. Ci sono voluti quarant’anni per avere una legge che tutelasse la lingua e le minoranze, ha trovato scarsissimo apprendimento, sono pochissime le scuole che viene insegnata la lingua, certamente a causa dei pochi fondi ma anche per l’impostazione delle norme".
L’ex presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma nativo di Spezzano Albanese, sostiene a voce alta che la legge 482 vada totalmente modificata, non ci si può trovare davanti ad una facoltà, bisogna riconoscere un diritto di autonomia e autodifesa della lingua e di tutto ciò che ne consegue”. Francesco Perri ex Sindaco di Vaccarizzo porta la sua testimonianza evidenziato che ormai “i paesi arberesh si spopolano e che solo una minima parte parla la lingua. Il problema è che i finanziamenti siano stati dirottati al mattone e sono state fatte e rifatte piazze e strade, i fondi devono essere destinati a beni immateriali e va creato assolutamente un coordinamento”.
La seconda parte dell’incontro è stato caratterizzato dall’illustrazione fotografica del viaggio nei paesi arberesh dell’Ambasciatore Neritan Ceka che non si è proprio lasciato sfuggire niente. In questo percorso fotografico si è evidenziato tutta la particolare attenzione che nonostante tutto, la nostra identità ancora conserva negli usi, costumi e tradizioni, in alcuni territori tanto ed in altri poco, la comunità arberesh in Italia è viva e sarebbe davvero un peccato se tutto ciò andasse a scomparire.
L’incontro è stato moderato dal Console Gerarta Zheji Ballo ed è stato caratterizzato dalla performance canora di Anna Stratigò con Egert Pano alla chitarra. Quella degli arberesh è una storia affascinante che tutti dovrebbero conoscere, durante il Risorgimento gli albanesi d’Italia hanno dato una prova di valore al limite dell’eroismo, basta pensare la spedizione dei mille.
“L’Italia ha l’obbligo di riconoscere questa lingua che dura da secoli, ma è di fondamentale importanza fare rete, bisogna instaurare rapporti tra Università e Ambasciata, associazionismo e amministrazioni, questi incontri devono diventare sistematici, devono essere programmatici, periodicamente, per ravvivare la speranza degli arberesh e per riannodare quei legami che altrimenti andranno persi”.