Legge di Stabilità: un milione di cittadini firmano la petizione contro i tagli ai patronati
Ora che la legge di stabilità approda al Senato, la protesta di Acli, Inas, Inca e Ital contro i tagli al fondo patronati si sposta a Palazzo Madama.
I patronati aderenti al Ce.Pa. scrivono al Presidente del Senato, Pietro Grasso, per chiedere un incontro urgente da tenersi il 10 dicembre, prima che la manovra finanziaria sia licenziata dall'aula e per consegnare il milione di firme raccolte in poco più di un mese a sostegno della petizione unitaria, con la quale si chiede di cancellare del tutto una norma ingiusta, che rappresenta un pesante attacco al diritto alla tutela gratuita dei cittadini costituzionalmente sancita. Analoga richiesta, senza precisare la data dell'incontro, viene estesa al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
“Pur avendo apprezzato l'emendamento approvato alla Camera – si legge nella lettera inviata a Grasso -, con il quale è stato dimezzato il taglio di 150 milioni di euro originariamente previsto nella prima stesura della legge di Stabilità, restiamo profondamente preoccupati; anche se il danno è stato ridotto, le conseguenze continuerebbero ad essere gravi per la tenuta del sistema patronati, sia sotto il profilo della gratuità della tutela, sia per ciò che concerne i livelli occupazionali”.
Se la norma dovesse passare l'esame del Senato, spiegano i quattro patronati “dovremmo, infatti, affrontare una dolorosa riduzione del personale che con impegno e passione ogni giorno lavora a contatto con il pubblico. Il provvedimento, allo stato attuale, comporterebbe la chiusura di molti dei nostri sportelli; i cittadini sarebbero quindi lasciati in balia del mercato privato dei consulenti, con l'aggravante di dover pagare per ottenere prestazioni previdenziali e socio-assistenziali cui hanno diritto”.
“A sostegno delle nostre ragioni – si legge nelle due missive a Renzi e a Grasso – continuiamo a ricevere attestati di solidarietà non solo da parte di deputati e senatori, ma anche degli Enti previdenziali (Inps e Inail), che hanno ripetutamente sottolineato come la riduzione delle risorse ai patronati metta in ginocchio il loro stesso funzionamento”.
Nella lettera inviata al Presidente del Consiglio, i quattro patronati precisano che, pur essendo “consapevoli delle difficoltà in cui versa il nostro paese, riteniamo ingiusto trasformare l'esercizio di qualsiasi diritto in una competizione di mercato, costringendo il cittadino a rinunciare alla tutela gratuita”.
Acli, Inas, Inca e Ital avvertono, quindi, che la mobilitazione unitaria avviata più di un mese fa continuerà su tutto il territorio nazionale, con iniziative anche di carattere locale fino a quando non saranno ascoltati.