Le Castella, migranti in visita alla mostra di Mimmo De Marco
Il Castello Aragonese di Le Castella ha aperto le sue porte ai migranti ospiti nei Centri Sprar e nei Centri Spartitore e Shalom di Isola di Capo Rizzuto gestiti dalla Cooperativa Archè. La visita - ad una delle fortezze più belle della Calabria - è solo uno dei tanti progetti con cui l'équipe multidisciplinare di Archè favorisce i migranti nella creazione di relazioni interpersonali: c’è integrazione se vi è padronanza culturale del paese ospitante.
I migranti, insieme a due mediatori e agli operatori della cooperativa, hanno avuto la possibilità di visitare non solo il castello ma anche la mostra fotografica “Un’immagine è per sempre” ospitata nella Sala Phrurion della fortezza. L’incontro con Mimmo De Marco, autore degli scatti, è stato voluto fortemente dallo stesso artista che ha condiviso, gratuitamente, la sua creatività con i migranti. De Marco nello spiegare le sue immagini non ha mancato di sottolineare l’importanza della fotografia: “Uno scatto è un’immagine che rimane per sempre e la fotografia ti da l’illusione, forse aleatoria, di fermare il tempo; tutte le volte che riguardo le mie immagini rivivo l’emozione che le stesse in quegli attimi mi hanno dato”. Gli ospiti dei centri hanno condiviso il pensiero dell’artista evidenziando “l’importanza delle fotografie nella loro vita, dal momento che spesso rappresentano l’unico legame con il proprio paese e la propria famiglia”.
Dopo la mostra, la guida ha fatto conoscere ai visitatori il resto del castello: la stanza in cui osservare i fondali dell’Area Marina Protetta grazie a delle telecamere subacquee posizionate in profondità, la torre, il bastione. E poi tutti hanno potuto godere della meravigliosa vista sul mare, che se per un turista qualunque vuol dire ricchezza della fauna marina, acqua cristallina, per i migranti ha rappresentato anche un tuffo nei ricordi: il ricordo di quel mare, non sempre clemente, che hanno dovuto attraversare per arrivare in Italia. “L’esperienza di questa giornata - chiarisce uno degli operatori della cooperativa - testimonia come l’integrazione non può non passare dalla conoscenza della cultura del paese che ti ospita”.