Al Morelli “Brutto” del Teatro Filodrammatici
Brillante commedia degli equivoci ma anche satira pungente sull’identità e sul conformismo. È “Brutto”, produzione 2013/2014 del Teatro Filodrammatici rimessa in scena, come suol dirsi, a grande richiesta, visto il successo ottenuto nella scorsa stagione. Lo spettacolo ora tocca il Morelli, nell’ambito della Stagione More, venerdì 16 gennaio (ore 21). Il testo è di Marius Von Mayenburg (nella traduzione di Umberto Gandini), la regia di Bruno Fornasari.
Tommaso Amadio (il brutto) e i suoi compagni di scena Mirko Ciotta, Michele Radice, Valeria Perdonò, danno vita ad un perfetto meccanismo scenico, dal ritmo serrato, che scivola tra sorrisi e amare riflessioni.
La storia è quella del Sig. Lette, ingegnere e inventore specializzato in prese e connettori elettrici, che fa una scoperta orribile: a quanto pare tutti lo considerano incredibilmente brutto. Perché nessuno gliel’ha mai detto? Perché dev’essere proprio il suo capo a tirar fuori la questione, alla vigilia di un importante congresso, dove Lette avrebbe dovuto presentare al mondo la sua ultima scoperta? Perché toccherà al suo odioso assistente, e alla sua bella faccia, intascare le lodi al posto suo? Anche la moglie di Lette, messa alle strette dall’insistenza del marito, è costretta ad ammettere d’aver sempre considerato la sua faccia orrenda, ma d’averlo sempre amato comunque. È subito chiaro che l’unica cosa da farsi è ricorrere ad un radicale intervento chirurgico. L’operazione riesce, ed ecco che, inaspettatamente, Lette diventa bellissimo, il chirurgo che l’ha operato lo usa come testimonial ed il suo capo ne fa un’icona aziendale.
“Brutto” non è uno spettacolo sulle aberrazioni della chirurgia estetica, che nella vicenda è solo un ingranaggio della catena produttiva in cui la rivendicazione di un ruolo e di un’identità, insieme al bisogno di distinguersi, finiscono rovesciati nella produzione in serie di uno stesso modello identitario. Il testo di Marius Von Mayenburg offre l’opportunità di affrontare il tema dell’identità e sfidare l’apparenza attraverso un gioco di persuasione, semplice e radicale. Brutto è una satira feroce sullo straniamento che si vive oggi in rapporto al proprio aspetto e al proprio corpo.