‘Ndrangheta: arrestato a Fiumicino il boss Pantaleone Mancuso
La squadra mobile di Catanzaro insieme ai colleghi di Vibo Valentia e della Polaria di Fiumicino, dopo la sua estradizione hanno preso in consegna stamani (notificandogli il provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dalla Procura antimafia), Pantaleone Mancuso (detto “l’ingegnere”), 54enne considerato elemento di spicco del clan di Limbadi, uno dei più potenti della 'ndrangheta.
Mancuso deve rispondere del tentato omicidio della zia, Romana Mancuso, 54 anni, e del cugino, Giovanni Rizzo, 43 anni. Il fatto delittuoso avvenne il 26 maggio del 2008 in contrada Gagliardi di Nicotera e sarebbe scaturito dallo scontro fra le opposte fazioni della stessa famiglia. L’attentato, che non provocò la morte delle vittime per pura fatalità e suscitò particolare clamore mediatico in quanto fu eseguito con un’arma micidiale come il Kalashinikov oltre che con una pistola cal. 9x21 (vennero allora repertati 36 bossoli) e, soprattutto, perché era rivolto contro una donna della famiglia Mancuso.
L’ex latitante deve anche rispondere di detenzione e porto illegale di arma da fuoco, anche da guerra e spari in luogo pubblico, in concorso con il figlio Giuseppe Salvatore di 26 anni, attualmente in carcere per altra causa. Mancuso era ricercato fino al 29 agosto dello scorso anno, data in cui venne arrestato, in Argentina, per il reato di falso documentale e fermato mentre tentata di lasciare il paese sudamericano.
Irreperibile all’esecuzione del provvedimento di fermo del 6 febbraio 2014 e ad una successiva ordinanza di custodia cautelare, del 3 aprile dello stesso anno, “l’ingegnere” era stato così dichiarato latitante, fin quando non fu arrestato. Le successive richieste di estradizione internazionale, da parte dell’autorità giudiziaria, hanno portato all’esecuzione del provvedimento di oggi eseguito con un servizio di cooperazione internazionale che ha provveduto all’accompagnamento di Mancuso presso la frontiera dello scalo aereo di Roma-Fiumicino per poi essere preso in consegna dagli agenti italiani. Dopo le formalità di rito il 54enne è stato associato presso la casa circondariale di Rebibbia a Roma, a disposizione dell’autorità giudiziaria.