Sequestro Coluccio. Rapito per una vendetta tra clan, due arresti
I Carabinieri di Roma hanno chiuso il cerchio su un sequestro di persona avvenuto nella capitale nel novembre 2013, arrestando due persone di origini calabresi, Rosario Marando e Geremia Orlando Barbuto, rispettivamente di 46 e 36 anni, con gravi precedenti penali. Un terzo presunto sequestratore, Salvatore Ammazzagatti, era stato già individuato e arrestato nel maggio del 2014 in esecuzione di una ordinanza di custodia in carcere.
Il sequestro a cui si fa riferimento è quello di uno studente 23enne di origini calabresi che, il pomeriggio del 27 novembre del 2013, fu aggredito in strada da un gruppo di persone sconosciute che lo caricarono di forza su un’autovettura allontanandosi poi ad alta velocità.
La violenta scena, avvenuta in pieno giorno in una via del quartiere “Africano”, fu notata da alcuni passanti che diedero l’allarme facendo scattare le immediate ricerche da parte dei Carabinieri. I primi accertamenti sulla vicenda consentirono di risalire all’identità del sequestrato, il giovane studente universitario che abitava poco distante dal luogo dell’aggressione. Il ragazzo era incensurato ma, secondo gli inquirenti, figlio di uno dei principali esponenti del clan della ‘ndrangheta calabrese “Coluccio”.
Le indagini pere rintracciarlo furono assunte dal Nucleo Investigativo di via in Selci, anche in considerazione della possibilità che la vicenda potesse essere maturata nell’ambito di uno scontro tra clan calabresi. Il clan “Coluccio”, infatti, operante nella zona di Roccella Ionica, è ritenuta una delle compagini calabresi più attive nella gestione del narcotraffico internazionale dal Sudamerica.
Alcune ore dopo, il giovane fu rilasciato dai sequestratori e, interrogato dai Carabinieri, fornì una versione considerata palesemente reticente, senza spiegare i motivi alla base del suo sequestro, né indicazioni utili all’identificazione dei suoi aggressori. Dalle testimonianze acquisite dai passanti che avevano assistito alla scena e dalle immagini riprese da alcune telecamere di sorveglianza emerse che l’azione fu attuata da un gruppo di persone giunte sul posto con due autovetture e che si erano appostate nei pressi dell’abitazione della vittima per prelevarlo con violenza.
Marando e Barbuto, dunque, sono considerati i responsabili di avere ideato ed eseguito il sequestro, in concorso con Salvatore Ammazzagatti, già arrestato dai carabinieri via in Selci il 16 maggio 2014 dopo le prime risultanze investigative. Le indagini avrebbero fatto emergere come l’azione criminale a del giovane Coluccio fu ideata e disposta da Marando, sorvegliato speciale di Ps, e ritenuto membro di spicco del clan “Marando” della ‘ndrangheta di Platì, da qualche anno stabilitosi a Roma, e che intendeva in questo modo inviare un “avvertimento” ai capi del clan Coluccio dopo una questione di natura economica che da tempo sarebbe sussistita tra i due gruppi criminali, probabilmente per alcuni vecchi affari illeciti. I Coluccio non avrebbero restituito ai Marando i profitti di alcuni investimenti in strutture turistiche e ricettive effettuati sulla costa jonica calabrese, anche utilizzando i capitali illeciti dei Marando originati dal narcotraffico e dai sequestri di persona a scopo di estorsione, reati commessi alla metà degli anni ’90 in Aspromonte.
I componenti del “clan Marando” di Platì e della sua “locale” distaccata di Volpiano (nel torinese), sono stati colpiti, negli ultimi anni, da pesanti condanne, sequestri e confische patrimoniali, a seguito di numerose indagini, tra cui l’operazione “Minotauro” della Dda piemontese. In quest’ambito ambito Rosario Marando, fratello del presunto capo clan scomparso per “lupara bianca” nel 2007, nel 2011 è stato condannato in primo grado all’ergastolo poiché ritenuto l’esecutore materiale, in concorso con altre qauttro persone, del triplice omicidio (avvenuto a Volpiano il 1° giugno del 1997) di Francesco Mancuso, Antonino e Antonio Stefanelli, i cui corpi non sono ancora stati ritrovati, con l’aggravante di aver commesso il fatto con premeditazione per vendicare il precedente omicidio di Francesco Marando e di aver agito allo scopo di rafforzare il predominio sul territorio torinese del sodalizio criminoso facente capo alla cosca.
Quanto alla famiglia ‘ndranghetista dei Coluccio, del “clan Aquino-Coluccio”, che opererebbe stabilmente a Gioiosa Ionica (nel reggino), il sodalizio è stato colpito nel 2010 dall’operazione “Crimine-Infinito” delle Dda di Reggio Calabria e Milano.
Rosario Marando è stato arrestato all’alba di stamattina nel quartiere San Basilio di Roma dove risiede da alcuni anni, mentre Barbuto è stato catturato, con la collaborazione dei Carabinieri del Gruppo di Locri, a Marina di Gioiosa in Provincia di Reggio. Sono in corso perquisizioni nei confronti di altri indagati nella capitale e nel territorio reggino.