Rossano. Docente ucciso in Tunisia, la famiglia grida “verità e giustizia”
Verità e giustizia per Massimo Bevacqua. Questo, dunque, l’appello lanciato dai familiari e dagli amici del giovane docente rossanese trovato morto, nella notte tra il 4 e 5 febbraio scorso, nel suo appartamento in Tunisia dove insegnava, da qualche anno, lingua italiana all’Università di Cartagine.
E’ trascorso un mese dal tragico episodio che, ancora oggi, lascia tanti lati oscuri. Non si hanno ancora notizie né sull’esito dell’autopsia né sulle indagini avviate dagli inquirenti tunisini. Una vicenda triste che, tuttora, lascia incredula l’intera comunità della città bizantina e non solo. Ieri sera (mercoledì 4 marzo), intanto, tanta gente si è unita al dolore della famiglia per ricordare Massimo Bevacqua.
Autorità, amici e parenti, in una chiesa affollata, quella di San Giuseppe allo Scalo cittadino, hanno partecipato alla Santa Messa in suffragio del giovane docente rossanese. Il sindaco Giuseppe Antoniotti, a tal proposito, ha inviato, in questi giorni, una missiva alla Farnesina per riuscire ad ottenere, al più presto, tutte quelle informazioni in merito alle indagini in corso per capire cosa è successo realmente nella notte del 4-5 febbraio in Tunisia.
Tutti, amici e parenti, attendono che si faccia chiarezza sull’accaduto e che, al più presto, si possa arrivare alla verità dei fatti. Anche in Tunisia e ad Urbino, colleghi e studenti, hanno ricordato, ad un mese dal tragico episodio, la figura di Massimo Bevacqua che era molto apprezzato per le sue straordinarie qualità professionali ed umane.