Coldiretti: tanti coloranti e poca frutta, lo scandalo dei succhi di “arancia rossa”
"I giocolieri e gli allegri chimici della frutta e delle alchimie continuano imperterriti”. Così Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria commenta lo scandalo dei sedicenti succhi di frutta “arancia rossa” con coloranti e poca frutta arriva alle porte della Commissione Europea. “Può succo di frutta dalla denominazione ‘arancia rossa’ essere venduto con quantità irrisorie di frutta inferiori al 12 per cento? E possono essere legittimamente usati coloranti (come l’E120) che ingannano il consumatore, suggerendo una presenza ben più elevata di succo di arancia rossa?”. Questo si chiede Molinaro che conferma di non mollare sulla battaglia dell’aumento di succo di arance dal 12 al 20% di percentuale nelle bibite. “Ad onor del vero – commenta ironico – parlavamo di tre centesimi di €uro il valore delle arance nelle bibite: ci siamo sbagliati alla luce di questo siamo forse nemmeno ad un centesimo di €uro. Ci fa piacere che questi gli interrogativi sono stati posti dal Parlamento europeo alla Commissione. Non solo. Nell’interrogazione parlamentare, il deputato Giovanni La Via ha chiesto come possa la Commissione assicurare che i controlli svolti dalle autorità nazionali riescano a garantire la presenza effettiva di arancia rossa e non di coloranti.
E se ritenga in essere una vera e propria frode alimentare in caso l’arancia non sia presente, o sia presente in quantità molto basse. Il consumatore infatti risulta immediatamente ingannato dalla vista a prescindere da ogni altra considerazione su ingredienti effettivamente dichiarati. Ma un ulteriore aspetto rilevato dall’on. La Via riguarda la presenza del colorante “cocciniglia”, senza che i consumatori siano informati. Tra i succhi di frutta che fanno supporre una presenza di frutta più elevata di quella realmente presente, oltre a quelli che nella denominazione riportano “arancia rossa” in modo fuorviante, vi sono gli Ace (addizionati di grandi quantità di zucchero e coloranti, ma con bassissima presenza di arancia, carota e limone). Trova quindi conferma – conclude Molinaro – quello che asseriamo da tempo e cioè che i chimici delle bibite giocano sul fraintendimento del consumatore, che anziché intendere la bevanda come “di fantasia”, o a base di frutta, sono ingannati da nomi come “arancia rossa”, e presuppongono una presenza ben più sostanziale di succo di arancia, che invece è decisamente scarsa per dei veri e propri succhi di frutta.