Vibo, Ance: le crisi d’impresa hanno tutte pari dignità
L’ANCE Vibo Valentia guarda con grande preoccupazione alla situazione che si registra in queste ore in tutto il territorio provinciale.
“Alle ferite aperte e mai rimarginate si vanno, via via, aggiungendo ulteriori fronti di depauperamento del patrimonio di imprese – si legge in una nota - che hanno, negli anni, garantito livelli minimi di dignità e di reddito a molte famiglie. La caduta di pezzi importanti di questo nostro tessuto imprenditoriale, ha generato una situazione che sta velocemente precipitando senza alcun freno, nella creazione di una nuova generazione di famiglie afflitte da quella che dobbiamo avere il coraggio di definire, nuova povertà.
Non è possibile in questa situazione, accettare trattamenti differenti delle diverse battaglie sostenendo con maggiore forze “alcune” a scapito di altre. Ne è pensabile di avviare un conflitto tra comparto pubblico e comparto privato. Una tale superficialità metterebbe contro figli di una stessa terra e di una stessa battaglia, quella per il mantenimento del lavoro.
Occorre però dire con serietà che abbiamo assistito ad una perdita secca di posti di lavoro che, a nostro avviso, hanno ottenuto attenzioni e tutele differenti e ciò non può essere tollerato in una debole economia come quella vibonese.
Dalle macerie dell’Italcementi si è palesata una cancellazione di intere generazioni di piccole imprese e di lavoratori che operavano nell’indotto e che non hanno avuto sino ad oggi né i riflettori né le provvidenze o le tutele riservate alle circa 100 unità dirette che operavano nello stabilimento di Vibo Marina.
Insieme a loro, resi altrettanto trasparenti ed invisibili da una scarsa attenzione collettiva, gli addetti di decine di imprese edili, compresi quelli del Gruppo Restuccia, letteralmente spariti nel nulla. Basta guardare ai dati della Cassa Edile per comprendere la dimensione silenziosa del disastro, ad esempio il numero di lavoratori assistiti dall’Ente nella nostra provincia passati dai 1.079 dell’ottobre 2012 agli appena 601 del settembre 2013.
Una perdita di potere di acquisto per le famiglie vibonesi da far tremare i polsi se paragoniamo sempre l’ottobre 2012, in cui venivano riversate nelle tasche dei lavoratori in forza circa 1.292.594 mila euro, mentre al settembre 2013 tali importi si abbassavano a poco più di 770 mila euro.
Crediamo che di tutto ciò si discuta poco, che l’opinione pubblica si sia distratta, attratta dai casi eclatanti che generano, almeno per pochi giorni, la notizia “shock” sui media, per poi lasciare anche in quel caso posto alla prossima sventura.
La nostra attenzione – conclude - è interamente dedicata alle imprese, a tutte le imprese, siano esse micro, piccole o medie, che giorno dopo giorno lasciano sul tappeto la loro storia, i loro dipendenti, i loro patrimoni fatti crescere in decine di anni e andati in frantumi nel giro di pochi mesi.”