Radicali: “Oliverio istituisca subito garante regionale dei detenuti”
A chiedere con forza l'istituzione e la nomina del Garante dei Detenuti regionale, con un comunicato stampa, è l'esponente radicale Giuseppe Candido.
Il senso del comunicato è che “non c'è tempo da perdere” perché “oltre a condizioni inumane e degradanti, oltre alle condizioni igienico sanitarie”, sostiene nel comunicato il radicale, “alcuni dei detenuti stanno dietro le sbarre per una legge dichiarata incostituzionale. Non solo la metà delle carceri calabre continuano a rimanere sovraffollate, non solo hanno pareti ammuffite, scarafaggi e, pure in Calabria, i detenuti patiscono l'assenza di lavoro che non li rieduca e di personale che possa consentire loro le ore di passeggio e socializzazione. Condizioni inumane e degradanti anche per chi in carcere lavora, agenti, educatori e direttori".
"Nella triste fotografia pubblicata nel rapporto “Oltre i tre metri quadri” curato dall'associazione Antigone ma fondato sui dati pubblicati dal Ministero della Giustizia," – continua Candido nella nota – “emerge una realtà calabrese desolante: ben sei, di dodici istituti di pena, permangono in condizioni di sovraffollamento, e anche quelle meno affollate soffrono gravi carenze igieniche. Una situazione che come Radicali abbiamo sempre denunciato dopo ogni nostra visita condotta nelle carceri. Senza dimenticare quanto denunciato dal Presidente della Corte d'Appello di Catanzaro, Domenico Introcaso durante l'inaugurazione dell'Anno giudiziario lo scorso 15 gennaio che ha parlato, letteralmente, di gravi condizioni igienico sanitarie in cui tutti gli istituti di pena calabresi versano".
"Il presidente Mario Oliverio,” - scrive ancora Candido - “in attesa che il Parlamento almeno discuta un provvedimento di amnistia e indulto così come aveva indicato chiarissimamente nel messaggio inviato alla Camere nell'ottobre 2013 l'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha un grandissimo potere: quello di istituire subito il Garante regionale delle persone private della libertà personale”.
Poi la nota prosegue ricordando la lotta nonviolente per chiedere un provvedimento di amnistia e indulto. “Rita Bernardini,” - si legge nella nota “segretaria dei Radicali, è in sciopero della fame da 10 marzo proprio per ricordare quel messaggio di Napolitano che, come Radicali, abbiamo fatto nostro manifesto politico a rilanciare in ogni luogo e che, appunto, sollevava l'obbligo giuridico (oltreché morale) di far cessare subito le condizioni inumane e degradanti che la sentenza Torreggiani della CEDU aveva sanzionato come strutturali e sistematiche e che, come dimostra la recentissima sentenza del Tribunale di Sorveglianza di Firenze che ha scarcerato e risarcito un detenuto per aver patito una detenzione inumana e degradante nell'Istituto di pena di Sollicciano, spesso continuano a permanere. Quel giudice ha scarcerato il detenuto non solo in base al minimo (violato) dei tre metri quadri che un detenuto ha il diritto umano ad avere, ma anche (e forse sarebbe da dire soprattutto) in relazione alle condizioni strutturali del carcere: muffa alle pareti, scarafaggi e ragni nelle celle, mancanza d'acqua calda. Condizioni che anche nelle carceri calabresi ricorrono dappertutto. Non sono occasionali, ma, come il sovraffollamento, sono pure loro strutturali e sistemiche. Il Garante Regionale dei detenuti, in attesa di un provvedimento di amnistia e indulto, consentirebbe quantomeno di far emergere i casi più eclatanti che pure esistono in Calabria anche per come dimostrato nelle numerose visite, fatte anche a Capodanno, come da consuetudine del partito radicale. Olivero, su questo, potrebbe marcare la differenza. Ma c'è un altro aspetto che dovrebbe invitare a considerare, con maggior ragione, la necessità urgente del Garante: anche nelle carceri, e magari in condizioni inumane e degradanti, oggi c'è pure chi sconta una pena illegale di fatto illegale perché irrorata in base a una legge dichiarata incostituzionale: la Fini-Giovanardi. Una legge dichiarata incostituzionale dalla suprema Corte nel febbraio 2014 e, adesso, con la sentenza n°22621 del 26 febbraio scorso, la Cassazione ha ribadito la necessità di “rideterminare” (a ribasso) tutte le pene riguardanti le così dette droghe leggere. È la stessa Cassazione che sembra ricordare al legislatore, magari nelle more di un'amnistia specifica e mirata, che nelle carceri ci sono persone sottoposte, di fatto, ad una pena illegale”.