TdM su chiusura guardie mediche e riapertura ospedale di Praia

Cosenza Salute

Continua la spendig review nell’ASP di Cosenza questa volta con la notizia della chiusura di alcune postazioni di guardia medica mentre continua l’eco delle richieste di riapertura dell’ospedale di Praia a Mare. Su queste notizie è intervenuto il Tribunale per i Diritti del Malato dell’Alto Tirreno Cosentino, già da tempo attento a tematiche di interesse collettivo, che propone soluzioni ottimali che permetterebbero una rinascita sanitaria del territorio della provincia di Cosenza e della Calabria più in generale.

“La notizia, della quale si apprende in questi giorni,- continua la nota - della chiusura di alcune guardie mediche riguarda un provvedimento che risulta essere anacronistico e controtendenza rispetto ad una ottica di potenziamento e razionalizzazione delle risorse presenti sul territorio, entrambi elementi che, paradossalmente, si incastonano bene in un contesto di risparmio economico e taglio alle spese.

Controtendenza anche rispetto alla realtà di altre regioni italiane e Paesi europei dove la continuità assistenziale è divenuta la prima arma a favore di un risparmio per la sanità pubblica; l’integrazione delle guardie mediche nel sistema di emergenza urgenza, operazione già effettuata positivamente e con grande facilità, ha portato ad un abbattimento del 40-50% dei costi di ospedalizzazione grazie ad un abbattimento del numero di ricoveri per quelle patologie che permettono a domicilio lo stesso trattamento terapeutico ospedaliero. Bisognerebbe, pertanto, optare per un potenziamento delle postazioni di continuità assistenziale con l’inserimento delle stesse nel sistema 118 garantendo così oltre che un risparmio enorme anche una efficienza maggiore ed una più ampia tutela sanitaria della popolazione e lavorativa dei medici coinvolti. – così si è espresso l’avv. Domenico Oliva coordinatore territoriale del TDM, il quale così continua – Una operazione di questo tipo, attuabile in pochi mesi, consentirebbe solo aspetti positivi: migliore organizzazione, maggiore e più efficiente copertura del servizio, enorme risparmio, creazione di occupazione, razionalizzazione delle risorse attualmente impegnate.In merito,poi, alle continue richieste di riapertura dell’ospedale di Praia a Mare, questa è una soluzione auspicabile se tale riapertura non consista nella creazione di un altro ospedale doppione dei tanti esistenti sulla fascia costiera cosentina senza che offra reali benefici in termini di servizio. Se i vertici A.S.P. avessero la lungimiranza e la capacità di creare su Praia, attraverso una reale riconversione della struttura esistente, un centro ad alta specializzazione (facile da realizzare vista l’assenza su tutto il territorio di tante specializzazioni) allora si consentirebbe di trasformare quello di Praia da ospedale di periferia a struttura di riferimento non solo per l’ASP di Cosenza e la Calabria ma anche per l’utenza della confinante Basilicata. Anche tale operazione garantirebbe solo effetti positivi: si interromperebbe l’esodo di pazienti calabresi verso altre regioni con un evidente risparmio, si attrarrebbe l’utenza non calabrese con un guadagno per la sanità regionale, si risparmierebbe sulle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura (ora costi vivi con scarsa o nulla ammortizzazione degli stessi), garanzia di servizi efficienti per la popolazione calabrese.

Al riguardo sorgono, però, delle domande: C’è una reale volontà in tal senso? E ancor più c’è una reale capacità a realizzare una simile operazione? C’è una mentalità manageriale dei vertici aziendali ma anche lavorativa e professionale degli operatori che consenta una facile, agevole ed efficiente realizzazione di tale progetto? L’attuale commissario dott. Filippelli è medico di ampio respiro, umano-professionale e anche manageriale, e sono certo abbia la giusta visione delle cose per iniziare ad attuare un simile iter di riassetto che comporti, prima di tutto, un valido aiuto al paziente ed all’ammalato spesso coinvolti in un vortice senza fine per la cura della malattia. In fondo -ha concluso il Tribunale per i diritti del malato dell'Alto Tirreno Cosentino - è ciò che altre regioni hanno già fatto da anni con effetti positivi e risultati ottimali; chissà che, per una volta, non riusciamo anche noi calabresi a fare qualcosa di buono nella nostra terra.”