“Katantzarion nella storia”, svolto ultimo incontro
Si è concluso martedì 23 giugno, il Seminario di storia e archeologia dal titolo “Katantzarion nella storia”, promosso dall’associazione “Calabria in Armi”, guidata dal presidente Mario Saccà. I tre incontri si inseriscono in un programma di attività mirate a promuovere la conoscenza e la valorizzazione della storia locale attraverso lo strumento dell’archeologia. Nello specifico, gli argomenti, trattati dal giovane archeologo Tommaso Scerbo, hanno fatto luce sulle origini e sull’evoluzione storica della città di Catanzaro e del suo territorio, sulla base di conoscenze scientifiche, facendo distinzione tra storia e mito.
L’iniziativa e i temi trattati hanno incontrato il pieno apprezzamento da parte della cittadinanza, ma purtroppo così non è stato da parte dei rappresentati delle istituzioni competenti. Nell’appuntamento che ha chiuso la serie di tre incontri del seminario, l’archeologo Tommaso Scerbo ha parlato della Nobile Arte della Seta catanzarese, un’attività che in passato fu alla base dell’economia catanzarese, procurando fama e ricchezza alla città dei Tre colli.
L’incontro, moderato dal dottor Vincenzo Santoro di “Calabria in Armi”, ha visto la partecipazione della dottoressa Angela Rubino, autrice del volume “La seta a Catanzaro e Lione”, a cui è stato affidato il momento introduttivo del seminario. L’esperta ha chiarito l’importanza di un’arte in cui le maestranze catanzaresi seppero distinguersi a tal punto da essere chiamati in Francia a tramandare le loro conoscenze. Anche don Massimo Cardamone, parroco della chiesa del Carmine e Responsabile dei beni culturali della diocesi Catanzaro-Squillace ha parlato del pregio della storica arte della seta catanzarese, approfondendo il tema della simbologia decorativa dei tessuti antichi ed aspetti storici, etnici ed artistici dell’ attività serica.
Tommaso Scerbo ha poi fornito un’analisi dettagliata, sviluppando in modo assolutamente inedito, il legame tra le origini della Nobile Arte in relazione a quelle del tessuto urbano cittadino. Utilizzando come riferimento la preziosa Mappa di Francesco Gattoleo del 1809, l’archeologo ha illustrato come, fin dalle origini, l’arte della seta abbia inciso profondamente sull’economia della città di Catanzaro e sul suo sviluppo urbano.
Scerbo, rifacendosi agli studi e alle intuizioni di illustri ricercatori cittadini come Augusto Placanica ed Emilia Zinzi, ha messo in evidenza le caratteristiche architettoniche di alcuni antichi quartieri come la Grecìa e la Vallotta, “dove si può osservare la presenza di corti esterne che in passato erano utilizzate per le operazioni legate alla lavorazione della seta e anche per momenti di vita sociale. Tale conformazione del tessuto urbano – ha proseguito Scerbo - è una delle poche particolarità che rivelano le origini greco-islamiche della nostra città. Un’altra peculiarità rilevata dallo studioso è la visione inedita di Catanzaro intesa come un “castrum” fortificato, all’interno del quale si sviluppava un circuito urbanistico basato interamente sul processo economico di produzione della seta e dei tessuti, che si sviluppava all’interno della città, attraversando tutti i quartieri e coinvolgendo tutte le etnie in essa present”..
La relazione di Scerbo ha chiarito come “introdotta dai bizantini, l’arte della seta si sia sviluppata originariamente nelle aree già citate, per poi interessare anche le zone più centrali della città, dove sotto la dominazione normanna, essa fiorì anche grazie al contributo di ebrei, siculi e amalfitani”. Il pubblico ha potuto anche ammirare delle immagini che passavano in rassegna alcuni preziosi manufatti in seta risalenti ad un periodo compreso tra il XVI e il XIX secolo custoditi nella sacrestia nella chiesa della Madonna Carmine e all’interno del Mudas (Museo Diocesano di Arte Sacra) e anche un prezioso velluto damascato portato da don Massimo Cardamone che, per l’occasione è stato mostrato dal vivo ai presenti.