Biologico calabrese, un convegno organizzato da Aiab
Si svolgerà Sabato 27 Giugno 2015 alle ore 9:00 presso la sala Sintonia della Comunità Progetto Sud a Lamezia Terme il convegno organizzato da AIAB Calabria “Obiettivo Calabria Bio, opportunità e prospettive per lo sviluppo del biologico calabrese.” Ad aprire i lavori sarà Salvatore Moro, presidente di AIAB Calabria che introdurrà l’agricoltura biologica come strumento di sviluppo del territorio e la tutela dell’ambiente, a seguire Francesco Vadalà illustrerà i numeri del biologico calabrese. Interverranno Franco Laratta, consigliere di Ismea e Mauro d’Acri, consigliere regionale con delega all’Agricoltura e alle Risorse Agroalimentari, chiuderà i lavori Vincenzo Vizioli, presidente Nazionale AIAB.
La Calabria è una delle regioni leader in Italia per numero di operatori e per superfici condotte con metodo biologico. Secondo il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali la Calabria è infatti la seconda regione per numero di aziende agricole biologiche; quarta per superficie coltivata con tale metodo, dodicesima per la presenza di aziende di trasformazione, ultima nell’importazione. Dei 138.312 ettari di superficie coltivata a biologico i dati SINAB/MIPAAF del 2013 indicano l’ulivo, come coltura più rappresentativa (51.385 ettari), seguita da terreni lasciati a prati e pascoli (28.589), colture foraggere (16.734), cereali (10.514) e altre superfici seminative (10.396). Alto è anche il numero di ettari destinati agli agrumi (9.862), alla vite (2.355), alla frutta (2.081), alla frutta a guscio (1.575) e agli ortaggi (796).
L’agricoltura biologica in Calabria si presenta quindi in forte crescita, registrando negli ultimi anni un sensibile incremento degli operatori del settore, passando dalle 4.211 aziende del 2004 alle 7168 del 2013. Nel dettaglio le 7.168 aziende sono così suddivise: 6574 produttori; 372 produttori/trasformatori; 218 trasformatori; 1 importatore, 3 produttori/trasformatori/importatori.
I recenti dati sul biologico calabrese lasciano intendere un cambiamento di rotta, dettato soprattutto dalle grandi opportunità della green economy, in rapporto anche alle enormi potenzialità culturali, ambientali ed agricole che caratterizzano il territorio regionale.
È indispensabile, infatti, avere strumenti conoscitivi per indirizzare al meglio tutte le scelte di natura politica ed economica, in un comparto come quello agroalimentare composto da tante e differenti realtà, e che spesso vede la nostra Regione relegata nei posti marginali rispetto al resto del paese.