La ‘Ndrangheta nel catering del San Siro. 40 condanne, pene fino a 20 anni

Reggio Calabria Cronaca

40 condanne e pene fino a 20 anni di carcere: pena più severa quella a carico di Giulio Martino, ritenuto il capo della cosca legata al clan Libri-De Stefano-Tegano di Reggio Calabria; 4 anni e 4 mesi di reclusione per Cristiano Sala, l'imprenditore che avrebbe tentato di accaparrarsi, illecitamente per gli inquirenti, il servizio catering per gli incontri di calcio del Milan.

Queste le decisioni dei giudici nel processo con rito abbreviato celebrato a carico di alcuni degli arrestati nell'ambito di un'indagine sulle presunte infiltrazioni, anche allo stadio “San Siro”, della 'ndrangheta calabrese. Il rito abbreviato era stato chiesto dunque da quaranta degli imputati, i restanti hanno deciso per l’ordinario.

Nelle precedenti udienze Paola Biondolillo e Marcello Tatangelo, pm della Dda di Milano, avevano richiesto la condanna a pene che andavano dai 2 anni e 2 mesi fino ai 20 di reclusione per tutti gli imputati: tra questi imprenditori che gli inquirenti ritengono essersi messi a disposizione della 'ndrangheta.

Dalle indagini sarebbe emerso che il clan (che operava nella zona di Milano tra piazza Prealpi e viale Certosa), si era interessato allo stadio “Giuseppe Meazza”, l’impianto che ospita le gare del Milan e anche dell’Inter. In particolare l’interesse era rivolto alla gestione del servizio catering proprio dei Rossoneri. Gli investigatori ritenevano che ciò fosse possibile grazie ad un imprenditore indebitato con la cosca e che per questo si sarebbe messo a sua disposizione.

Nel dicembre 2014 scattò il blitz dei carabinieri del capoluogo lombardo che eseguirono un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 59 persone indagate per associazione di tipo mafioso, traffico di armi, corruzione di pubblico ufficiale, estorsione, associazione finalizzata al traffico internazionale illecito di sostanze stupefacenti.

L'inchiesta fu coordinata dalla Direzione Distrettuale antimafia di Milano, che puntò l’attenzione sulle presunte infiltrazioni della cosca Libri-De Stefano-Tegano (originaria di Reggio e attiva e operante nel milanese) nel settore economico-imprenditoriale della Lombardia.