Oliverio ad Aiello Calabro per la commemorazione di Nando Aloisio
Le ceneri di Nando Aloisio, sindacalista e politico, strenuo difensore dei diritti dei lavoratori, profondo conoscitore dei problemi connessi all’emigrazione dei nostri corregionali, sono tornate da Buenos Aires ad Aiello Calabro, suo paese natio, dopo quarant’anni dalla sua morte avvenuta nel 1975 in circostanze poco chiare (si sospettò un intervento di alcuni militari che, nel 1976, diedero vita alla dittatura) nel corso di un’operazione al cuore a cui l’esponente sindacale si sottopose in Argentina.
L’urna con le sue spoglie mortali, portata a braccio dal figlio Carlos insieme al fratello Italo e a molti familiari, è stata benedetta nella chiesa dell'ex Convento della Madonna delle Grazie di Aiello C. dal parroco don Jean Paul Mavungu e tumulata nella tomba di famiglia. Due le manifestazioni promosse in suo onore: l'intitolazione della Camera del Lavoro di Amantea e quella dell'ex Largo San Francesco di Aiello Calabro, quartiere dove Aloisio nacque nel 1923.
La giornata si è conclusa nella piazza Plebiscito del comune tirrenico dove il sindaco, Franco Iacucci, ha organizzato una tavola rotonda per commemorare la figura di Nando Aloisio, anticipando alcune iniziative, tra cui l’istituzione di due borse di studio in collaborazione con l’Università della Calabria e la Cgil calabrese, che il Comune assumerà nelle prossime settimane.
All’incontro hanno preso parte, oltre al sindaco Iacucci, che ha tratteggiato la figura di Aloisio ricordando alcuni episodi della sua vita, lo storico Giuseppe Masi, il giornalista Pantaleone Sergi, il parlamentare argentino Mario Borghese, il Segretario Generale della Cgil calabrese Michele Gravano, il deputato calabrese Ferdinando Aiello, alcuni cittadini aiellesi che hanno voluto esprimere la loro stima per l’opera compiuta dal loro concittadino a favore dei lavoratori e sempre al fianco dei “povres de la tierra”. Le conclusioni del dibattito sono state affidate al presidente della Regione, Mario Oliverio.
“L’impegno di Nando Aloisio, che ho conosciuto attraverso le testimonianze dirette di molte persone incontrate in Argentina nel corso di un mio viaggio da Presidente della Provincia di Cosenza –ha detto, tra l’altro, Oliverio nel corso del suo intervento- ha lasciato il segno in una città, in una metropoli come Buenos Aires in cui non era e non è facile diventare punto di riferimento per larghi strati di popolazione che, dopo tanti anni, conservano ancora il suo ricordo.
Ciò significa che la sua funzione ha travalicato, è andata oltre il suo essere un semplice dirigente di una organizzazione ed ha prodotto, in una fase drammatica della storia della comunità argentina, atti e fatti che hanno dato voce a chi voce non ne aveva e sono rimasti impressi nel cuore e nella mente di quelli, soprattutto i più bisognosi, per cui Nando ha combattuto e rischiato la vita per difenderne i diritti”.
Oliverio ha, quindi, invitato il mondo della cultura calabrese a meglio scandagliare quel fenomeno gigantesco che ha segnato la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento e che ha dato vita a quell’esodo biblico di milioni di persone che dal Mezzogiorno e dalla Calabria in particolare, si sono spostate prima verso la sponda oltre oceanica e poi verso il nord Europa.
“La ricostruzione storica di questo fenomeno –ha concluso Oliverio- è un dato da cui non si può prescindere. se vogliamo evitare la perdita dell’identità e della memoria soprattutto delle nuove generazioni che, per quanto riguarda la nostra terra ed il Mezzogiorno, oggi possono costituire una grande risorsa. Per quanto ci riguarda abbiamo già ampiamente annunciato che presto chiuderemo alcune strutture “mangiasoldi” della Regione, che nulla hanno prodotto sul fenomeno migratorio ed apriremo una stagione nella quale, dopo aver individuato “messaggeri” che conoscono direttamente questo mondo, si possano riannodare rapporti, recuperare relazioni, salvare un patrimonio che per la nostra regione può rappresentare una vera e propria opportunità.
Dobbiamo investire di più in cultura, in conoscenza, nella possibilità di fornire alle nuove generazioni gli strumenti per la ricostruzione della memoria, perché esse sappiano da dove vengono per ritornare, magari, qui dove sono le loro radici. È un lavoro che dobbiamo assolutamente compiere se vogliamo costruire il futuro della Calabria”.