Cavallaro (Cisal) sui dati dello Svimez per il Sud
“L’avvilente dato Svimez del 2015, come previsto, ha lasciato, sostanzialmente, indifferente il Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio e la sua maggioranza“.
Francesco Cavallaro, Segretario Generale della Cisal, entra nel vivo della batosta fornita alla Calabria e alle sue province con i postumi dei dati Svimez e punta alla ricerca di quelle che possono essere considerate le responsabilità più palesi del default della politica.
“Gli effetti devastanti della politica governativa renziana che continuano ad abbattersi senza tregua sulla condizione della nostra regione spiegano – aggiunge il leader della Cisal - quanto sia distante anche la reazione della classe politica e dirigente che insiste a livello parlamentare, regionale, provinciale e locale nella rete della maggioranza.
Chi pensava che questo ennesimo e grave allarme rosso non facesse dormire la notte Mario Oliverio e chi conta nella rete del potere calabrese, è rimasto deluso.
Lo stupore e la preoccupazione derivati dalla lettura dei dati Svimez sono durati soltanto l’alba di un giorno, poi è tornato il ….sereno!
Chi sperava che dal reporter di questa esasperante collana di insuccessi scattasse il fermo interesse e la massima attenzione di chi può analizzarne il contenuto e svilupparne una idea adeguata alla grave condizione che vive la regione si è dovuto ricredere perché ci si è fermati, stando almeno alle prime deludenti reazioni, ad una semplice presa d’atto dello stato di sofferenza in cui è precipitata la Calabria.
Non è stata avviata neanche una severa riflessione – osserva Francesco Cavallaro - verso la ricerca di quelle responsabilità che rappresentano la causa di questo persistente malessere per cui è parso subito chiaro che, alla fine, la Calabria paga la grave divisione che alimenta negativamente l’iniziativa del Pd, il partito della maggioranza, incapace di mettere in un contenitore i bisogni di una regione che stenta a mantenere viva la speranza di una ripresa socio economica ed occupazionale utile a garantire soprattutto chi soffre per la mancanza di un posto di lavoro.
Mario Oliverio non è preoccupato più di tanto neanche il grave rilievo mosso dall’Istat quando afferma che il tasso di disoccupazione è ai massimi storici, se è vero che tocca punte drammatiche, di oltre il 44%, per i giovani tra i 15 e i 24 anni.
Questo vuol dire che la Calabria – sottolinea il numero uno della Cisal - resta vittima della indifferenza, incapacità e irresponsabilità di una classe politica e dirigente che fa fatica a capire quali sono i reali bisogni della gente e non riesce a ipotizzare un progetto di recupero della normalità della condizione socio economica ed occupazionale. “
Francesco Cavallaro parla, poi della condizione che affligge il territorio a lui più caro.
“E’ il caso di Vibo Valentia dove la crisi economica ed occupazionale, certificata da quanto accade e sopratutto si profila da qui a qualche tempo, è devastante e nessuno sembra accorgersene più di tanto, salvo i pochi addetti ai lavori come il sindacato.
Per una città che vive nella morsa dell’espandersi di una nuova povertà diventa difficile sensibilizzare classe politica e dirigente che spesso non va oltre una presa d’atto di quel che accade.
Ma diventa intollerabile non capire che la realtà imprenditoriale ed economica sia pur soffrendo gli effetti della più complessa crisi non può rimanere estranea a taluni stimoli capaci di rispolverare la voglia di mettere in piedi cantieri e riaprire le porte alla speranza per un lavoro.
Il blocco, che si protrae ormai da tantissimi anni, dell’imprenditoria edile – conclude - ha tarpato le ali a operatori economici e lavoratori. I cantieri sono fermi, l’attività è spenta. Chi dovrebbe riflettere su queste situazioni continua a starsene in disparte. Non alletta neanche l’offerta turistica. Pensare alla realizzazione di una impresa per dare sviluppo alle attese del mondo dello sviluppo della cultura dell’accoglienza e dei beni culturali è oggi un’utopia.
Questo vuol dire anche che è arrivato il momento di chiedersi se per questo territorio esiste un margine di speranza.
Ad interrogarsi deve essere essenzialmente la politica ma anche chi svolge un ruolo ed una funzione di interesse ed attenzione per una città che può anche partire dalle sue collaudate prerogative culturali per far rinascere nuovi momenti di riscatto.
Né Vibo Valentia può accasciarsi di fronte alla denuncia della Corte dei Conti quando avverte che l’economia dei Comuni, tra tagli e tasse, ha toccato livelli insostenibili”.