Confindustria Giovani controcorrente: sì alle trivelle, il no lo pagheranno le future generazioni
Una voce fuori dal coro, quella dei Giovani di Confindustria Catanzaro, i quali, attraverso le parole del presidente Marco Rubbettino, si dicono favorevoli alle esplorazioni dei fondali del Mar Ionio, alla ricerca di fonti di energia quali gas e idrocarburi.
“In questo momento siamo ostaggio dei comitati 'no trivelle' e di una classe politica ancora troppo ideologizzata” afferma il presidente dei giovani di industriali del capoluogo, Rubbettino, che evidenzia come, così facendo, si andrebbe a "rinunciare a raddoppiare la produzione di petrolio e gas, a investimenti per 5 miliardi di euro, a migliaia di posti di lavoro e a maggiori entrate (royalties e tassazione dei profitti) per 1,5 miliardi di euro preferendo importare idrocarburi e trasferendo così ricchezza all'estero".
Ancora, i giovani di Confindustria segnalano come le "bollette che sono costrette a pagare le aziende italiane e meridionali siano il 40% più care rispetto a quelle dei colleghi europei. Tutto questo anche a causa dell’assenza - sostengono - di una politica energetica votata allo sfruttamento delle capacità geologiche del territorio". Pertanto perdere quest’occasione sarebbe per loro un ulteriore errore che le future generazioni potrebbero a caro prezzo in termini di competitività.
“A mio avviso bisogna valorizzare l’abbondanza di riserve presenti nei nostri mari e nei nostri territori. Non bisogna avere timori infondati”, conferma Marco Rubbettino. Le potenzialità geologiche, sostiene il numero uno dei giovani confindustriali, ci sarebbero ma gli ostacoli di carattere ambientale ne impedirebbero lo sfruttamento. "I crescenti poteri affidati agli organi locali - dice - rendono difficili ed onerosi, a volte impossibili, tutti i progetti in Italia".
Proprio di recente, in occasione di una visita presso gli stabilimenti Eni di Viggianello, i giovani di Confindustria hanno constatato come la produzione di gas e petrolio "è una delle industrie più sicure al mondo grazie agli alti livelli di tecnologia raggiunti e come non vi siano conseguenze impattanti dal punto di vista ambientale sui territori. D’altra parte - conclude Rubbettino - le leggi e le regolamentazioni sono molto severe in Italia. Pertanto gli investimenti a favore delle esplorazioni andrebbero incoraggiati e non ostacolati, per come invece sta accadendo nelle ultime ore in Calabria".