Tentato duplice omicidio a Catanzaro, 1 condanna e 1 assoluzione
Si è concluso con una condanna e un'assoluzione il processo a carico di Alexander Levato, 38 anni, e Cristian Levato, 29, fratelli catanzaresi imputati per tentato duplice omicidio a seguito dell'accoltellamento di un giovane avvenuto la notte di sabato 16 gennaio su corso Mazzini, a Catanzaro. Il tribunale collegiale (presidente Antonio Battaglia, a latere Adriana Pezzo e Giovanna Mastroianni) ha condannato Alexander Levato a sette anni e due mesi di galera, ed al risarcimento del danno alla parte civile, dopo averlo riconosciuto colpevole del tentato omicidio del giovane rimasto ferito, nonche' del reato di porto abusivo di coltello, ed averlo invece assolto dalla terza accusa, cioe' quella di tentato omicidio della fidanzata del ragazzo colpito presente al momento del ferimento. Assolto da tutte e tre le accuse Cristian Levato - al quale sono stati dunque revocati gli arresti domiciliari - che fin dalla fase delle indagini il fratello Alexander aveva voluto scagionare, assumendosi tutta la responsabilita' per i fatti contestati, pur spiegando di non aver voluto uccidere nessuno - i due fratelli sono stati difesi dall'avvocato Pietro Pitari -. Il pubblico ministero aveva invece chiesto la condanna di entrambi gli imputati per tutte le accuse, proponendo dieci anni e mezzo di galera per Alexander Levato, e sette anni per Cristian. Il riconoscimento della colpevolezza era stato sollecitato anche dagli avvocati del ragazzo ferito, costituitosi parte civile con Gregorio Viscomi e Domenico Tavano, nel corso del giudizio immediato chiesto dalla Procura alla fine delle indagini. Indagini che portarono i due imputati in carcere, e poi davanti al giudice per le indagini preliminari che ne convalido' l'arresto lasciando entrambi in cella. Gia' all'epoca i due Levato avevano spiegato che l'accoltellamento scaturì da un precedente alterco avvenuto tra la parte offesa e Alexander, il quale e' poi corso a casa, ha afferrato un coltello da cucina ed e' tornato dal suo rivale per rispondere a quella che l'imputato ha definito una provocazione. Cristian gli sarebbe corso dietro ma, sempre secondo il racconto degli accusati, senza partecipare in alcun modo allo scontro.