Graziano: trivellazioni, da due mesi in Regione è calato il silenzio
La battaglia contro la campagna di trivellazioni nel Mar Jonio è ferma al palo. Così come consuetudine, purtroppo consolidata nelle Istituzioni regionali calabresi, di armarsi per poi appesantirsi, immobili, sotto le armature, anche in questo caso ben poco è stato fatto per dare seguito alle iniziative intraprese nel settembre scorso. Che fine ha fatto la proposta referendaria approvata dal Consiglio regionale? A che punto è il suo iter? Perché non è stata avviata alcuna azione interlocutoria e interdittoria presso il Governo? In altre realtà del Meridione, alla determinazione della deputazione regionale è seguita immediata l’azione dell’Esecutivo. Da noi, invece, dovremo probabilmente aspettare prima che si verifichi l’irrimediabile.
Sono le preoccupazioni, del resto condivise da tutti i territori ionici, del Consigliere regionale Giuseppe Graziano, tra i principali promotori dell’azione referendaria contro l’attività di ricerca di idrocarburi varata lo scorso settembre dall’Assemblea calabrese.
"L’attività politico-amministrativa – dice Graziano – per contrastare l’azione distruttiva dell’ecosistema marino che, di conseguenza, metterebbe a serio rischio anche l’economia turistica della Calabria, si è inspiegabilmente arenata negli uffici della Regione. Infatti, se da un lato è vero che il Governo, considerate le competenze in materia ambientale, potrebbe anche non prendere in considerazione le mozioni e i veti posti dalle regioni alla campagna di trivellazioni in mare – non ultimo, è il caso del ricorso presentato dalle Regioni al Tar Lazio e subito respinto -, è pur vero che è obbligo della politica e di chi è stato delegato ad amministrare i territori, battersi fino in fondo per evitare questa sciagura. E l’amara verità è che, ad oggi, siamo fermi al settembre scorso. Quando – aggiunge - a seguito di una proposta che sottoscrissi insieme ad altri colleghi consiglieri, l’Assise diede mandato ad Oliverio di procedere verso l’indizione del Referendum. Non è stato ancora fatto nulla. Perché? Quali sono le ragioni ostative che stanno rallentando questo processo? Eppure in molti nella Maggioranza avevano già gridato vittoria dichiarandosi soddisfatti per aver portato a casa un risultato importante. Di cui, in realtà, non v’è traccia. Questo con l’amara conseguenza che, da qui a qualche mese, le nostre coste rischiano di essere disseminate di navi tecniche, armate del famigerato AirGun, che distruggeranno l’ecosistema marino per portare a termine un’operazione colonialistica di cui beneficeranno solo le lobby del petrolio. Che hanno dimostrato di tenere in pugno il Premier Renzi ed il suo Governo. Ecco perché – Graziano rilancia la proposta d’azione popolare – è necessario coinvolgere i cittadini attraverso la consultazione referendaria, che al momento potrebbe risultare l’unico strumento per far capire al Consiglio dei Ministri e al Parlamento italiano che la scelta di trivellare lo Jonio e, più in generale, il Mediterraneo è una delle più insane tra quelle finora adottare dagli organi di governo nazionale. Non c’è più molto tempo e l’auspicio – conclude il Segretario questore – è che la Calabria non debba trovarsi a giocare, per l’ennesima volta, un ruolo negativamente determinante nell’azione corale avviata convintamente dalle altre regioni del Sud.