Assunzione medici, Graziano: “Si applichino innanzitutto le norme sulla mobilità”
“Per la stabilizzazione del personale medico operante nella sanità pubblica calabrese la Regione non costruisca lo stesso simil-papocchio fatto dal Governo Renzi per le assunzioni nella scuola pubblica. È giusto creare posti di lavoro impiegando nuova forza professionale. Ma è ancora più giusto e doveroso pensare a togliere dallo stato di precariato tutti quei medici che da oltre un decennio stanno già offrendo il loro prezioso contributo al sistema sanitario regionale. Da qui l’invito ad applicare, così come prevede la legge, le procedure di mobilità per completare gli organici e consequenzialmente a bandire concorsi pubblici “one to one”, interno-esterno, ma che garantiscano innanzitutto la stabilizzazione di tutto il capitale medico precario.” È, questo, l’appello che lancia il Segretario questore del Consiglio regionale, Giuseppe Graziano, raccogliendo la giusta e diffusa preoccupazione che continua ad aleggiare tra il personale medico precario calabrese e soprattutto dell’Asp di Cosenza in merito alle azioni di riordino del comparto sanitario che stanno per essere varate dal Commissario Scura.
“Così come ebbi già modo di ribadire nei mesi scorsi – dice Graziano – è necessario che il Governo regionale si faccia portavoce con il Commissario dell’utilità di un piano che miri innanzitutto alla stabilizzazione del personale precario. Anche perché, diversamente, ci troveremmo di fronte ad una situazione paradossale per la quale, in un comunque auspicabile programma di assunzioni che potenzierebbe il sistema sanitario calabrese, la maggior parte delle professionalità, in stato di precarietà lavorativa, che in questi anni hanno garantito il loro servizio all’apparato assistenziale si troverebbero messi ingiustamente alla porta. Ecco perché, come ebbi già modo di ricordare – scandisce il Segretario questore – servirebbe che la Regione Calabria riconoscesse, con coraggio, la spesa, ormai storicizzata, impiegata per il personale medico a tempo determinato e trovasse nuove risorse per indire i concorsi esterni. Solo così si potrà sperare di rimpinguare il bacino di servizio e renderlo massimamente efficiente a solo vantaggio dell’utenza.
Il vero nodo del problema – aggiunge – sta nel riordinare il sistema sanitario partendo proprio dalla valorizzazione delle professionalità interne. Ogni concorso pubblico per l’assunzione di nuove unità, in realtà, è indetto solo a seguito dell’indisponibilità riscontrata del personale già in organico, da trasferire secondo le procedure di mobilità, attuate anche in deroga alle disposizioni vigenti. Non è un’astrusità, ma è quello che dice la legge 27 del 1997. Avviare, dunque, in questo momento – dice Graziano – delle procedure concorsuali sarebbe pressoché inutile e forse anche illegittimo, se prima non si procede ad una ridistribuzione del capitale umano in organico. Inoltre, il disciplinare ministeriale della legge 125/2013 che regolamenta le nuove assunzione, prevede, tra l’altro che gli aventi diritto alla “stabilizzazione” possano partecipare alle procedure indette da altri Enti Regionali che li bandiscono. Pertanto, se si avviassero procedure concorsuali prima dell’avvenuta stabilizzazione, si potrebbe verificare una limitazione all’accesso dall’esterno visto che tantissimi “precari” della Regione, con titoli preferenziali dovuti all’anzianità di servizio, parteciperebbero al bando, causando così un esiguo incremento di unità aggiuntive utili a fronteggiare il fabbisogno degli Enti del servizio sanitario. Ci ritroveremmo, quindi, di fronte ad un altro sistema farraginoso più o meno simile a quello adottato dal Governo Renzi con la riforma della scuola, che ha avviato – conclude il Segretario questore - nuove assunzioni a discapito del personale precario.”