Legnochimica: Mimmo Talarico, troppi ritardi, chi ha responsabilità se le assuma
La vicenda della Legnochimica sta assumendo contorni sempre più inquietanti. – Lo scrive Domenico Talarico Consigliere Regionale della Calabria del Gruppo consiliare IDV - Proprio le motivazioni alla base del decreto di sequestro del sito da parte della Procura della repubblica di Cosenza, squarciano il velo su un caso di irresponsabile gestione di pericolosi residui industriali che, ad ogni buon conto, potrebbe avere ricadute devastanti sulla salute dei cittadini che in quell’area risiedono. Il possibile inquinamento delle falde acquifere, come già risulterebbe dalla perizia effettuata dall’Arpacal su campioni d’acqua prelevati nel sottosuolo dell’area in cui aveva sede l’attività della Legnochimica, costituirebbe un epilogo doloroso, inaccettabile, di una vicenda che dovrebbe far riflettere in tanti, tra imprese ed istituzioni. Viene da chiedersi se le risultanze dello stesso abbiano, nei tempi dovuti, attivato le istituzioni preposte ad affrontare il problema della bonifica dei luoghi ovvero se l’attenzione delle stesse sia stata sollecitata soltanto dalle recenti iniziative della magistratura. E’ noto, infatti, che sono trascorsi già due anni dall’incendio sviluppatosi in uno dei laghetti, dalle conseguenti proteste dei cittadini, del comitato ROMORE, dei consiglieri comunali, me compreso. Non si è atteso troppo, ad esempio, che la Legnochimica S.p.A elaborasse un piano di caratterizzazione, facendosi carico degli oneri di bonifica? La questione è seria e non sono ammessi ulteriori atteggiamenti dilatori, giochi al rimpiattino. Le istituzioni direttamente coinvolte, a prescindere dagli esiti dell’inchiesta della magistratura, facciano fino in fondo la loro parte per risolvere la questione nell’interesse dei cittadini. Apprendiamo che il Prefetto di Cosenza ha convocato per l’8 novembre una conferenza dei servizi. Auspichiamo che a breve si proceda alla bonifica del sito ad opera della Legnochimica. Se ciò non dovesse avvenire ci troveremmo di fronte all’ennesima e tragica beffa della Legnochimica e delle società derivate a danno della comunità calabrese. L’azienda in questione nel corso degli anni ha ricevuto finanziamenti per centinaia di milioni di vecchie lire, per poi trasferire le proprie attività in altre località, in Italia e all’estero, lasciando sul lastrico centinaia di famiglie. Dopo tutto ciò, l’ultimo regalo: un sito inquinato e inquinante, i cui costi di bonifica potrebbero ricadere sui cittadini calabresi. Le istituzioni calabresi, che molto hanno già dato alla Legnochimica, devono essere rigorose e intransigenti. La Magistratura che bene ha fatto nel sequestrare il sito, farebbe ancora meglio se facesse piena luce su tutte le responsabilità a capo dell’azienda nel corso degli anni in cui è stata presente sul territorio rendese.