Sabato in scena la “Mandragolacarpazica"

Catanzaro Tempo Libero

Tutto per la “Mandragolacarpazica”, una rivisitazione della “Mandragola” di Niccolò Machiavelli in chiave partenopea. A metterla in scena, sabato 19 dicembre alle ore 20.45 al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme nell’ambito della quinta edizione di “Vacantiandu – Città di Lamezia Terme”, la compagnia stabile Solot di Benevento, con la regia di Franco Cossu e Rosario Giglio. Ad interpretare in modo originale la celebre opera di Machiavelli – potente satira sulla corruttibilità della società italiana – sono Michelangelo Fetto, Rosario Giglio e Antonio Intorcia, insieme a Francesca De Nicolais, Pino Carbone, Loretta Palo e Gingy Comune.

“La Mandragolacarpazica” è una “Mandragola” versione napoletana, intessuta di pozioni magiche, intrighi amorosi e desideri nascosti per raccontare una storia universale: l’uomo per ottenere ciò che vuole è pronto a utilizzare biechi espedienti, conservando però intatta la capacità di giustificarsi dei misfatti compiuti. Il ricco Callimaco è innamorato di Lucrezia, moglie fedele di Messer Nicia. Con l’aiuto dell’astuto amico Ligurio e travestito da medico, Callimaco convince Nicia che l’unico modo per avere dei figli è quello di somministrare alla bella moglie una pozione a base di radice di mandragola ma con un ingrediente segreto. Il primo uomo che giacerà con lei però, morirà. Inganni, falsità, bugie e corruzione in uno spettacolo costruito interamente intorno alla caratterizzazione dei personaggi: il passionale Callimaco, il furbo Ligurio, lo sciocco Nicia, la rigida Lucrezia e la pragmatica Sostrata. Un servo-narratore si occupa di raccordare le scene e guidare il pubblico all’interno della storia, tra gag comiche e momenti di riflessione.

Le scene e i costumi sono di Daniela Donatiello, mentre aiuto regia è Gingy Comune. “Lavorare sul testo de La mandragola – ha commentato il regista e attore Rosario Giglio – è stata un’esperienza felice per la scoperta di una storia ricca di sfumature e di una drammaturgia dalle mille sfaccettature. Una continua alternanza di scene, un susseguirsi di personaggi, un avvicendarsi di dialoghi: da quadri a volte stralunati e fiabeschi a momenti di profondo smarrimento. Non c’è pessimismo, né sfiducia nell’uomo. C’è invece una fotografia, a volte indiscreta, delle miserie umane e dell’innata ricerca di appagamento. Nessuno appare migliore dell’altro, nessuno più vincitore o più sconfitto. È l’umanità che alla fine raggiunge il suo traguardo, in nome della pietas che la contraddistingue, sempre pronta a perseguire ideali eticamente più nobili. L’infuso de La Mandragolacarpazica ancora oggi parla al nostro cuore e pone il tema della libertà delle scelte come il trampolino di lancio di un vivere coerente, felice e soprattutto responsabile”.