Frode ai fondi sulla disoccupazione: oltre mille ‘furbetti’, Calabria tra le più ‘imbroglione’
Oltre mille “furbetti” che ora dovranno restituire allo Stato i finanziamenti pubblici ottenuti, indebitamente, per favorire il lavoro e combattere la disoccupazione: ammonta a quasi 40 milioni di euro la presunta truffa scoperta, in tutta Italia, dal Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie della Guardia di Finanza che ha eseguito un’indagine in collaborazione con Invitalia Spa, l'Agenzia Nazionale per l'Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo d'Impresa.
E come al solito, dall’analisi dei dati, la maglia nera spetta sempre al Sud Italia. La Calabria, in tal senso, è al quinto posto tra le regioni Meridionali, con ben 163 irregolarità accertate (41 nel reggino, 34 nel cosentino, 21 nel catanzarese, 15 nel crotonese e 2 nel vibonese), dopo la Campania (420), a cui spetta il podio e, a seguire, la Sicilia (163) e la Puglia (206). Le più virtuose, giusto per promemoria, con solo un “imbroglietto” ciascuno, l’Emilia Romagna e il Veneto.
LE IRREGOLARITÀ sono state rilevate grazie ad analisi eseguite incrociando banche dati e controllando la posizione di oltre 10 mila imprese che erano destinatarie di ben 411 milioni di euro; fondi erogati in base al Decreto Legislativo 185 del 21 aprile 2000, che è finalizzato a promuovere l’auto-impiego delle persone in cerca di lavoro, attraverso l’avvio di nuove iniziative imprenditoriali o di lavoro autonomo.
Per beneficiare dei contributi è necessario avere determinati requisiti e rispettare alcuni vincoli come quello di essere non occupati alla data di presentazione della domanda del contributo; di comunicare all’Ente erogatore l’avvenuta cessazione dell’attività economica destinataria, se questo avviene prima di un quinquennio; di non essere titolari di quote o azioni di altre società ammesse a benefici; di non richiedere altre agevolazioni, anche fiscali, per 36 mesi dalla concessione e, infine, di non trasferire al di fuori dell’azienda i beni ed i diritti aziendali ammessi al contributo.
PER GLI INVESTIGATORI i 1.079 soggetti individuati non avrebbero rispettato i vincoli anche attraverso “comportamenti fraudolenti” come la redazione di atti falsi. Le analisi sono attualmente al vaglio dei Comandi territoriali della Guardia di Finanza che stanno provvedendo a concludere gli accertamenti necessari per l’avvio dei procedimenti penali e di quelli per responsabilità erariale. Nel frattempo Invitalia ha già attivato le procedure di revoca dei benefici e le conseguenti iniziative legali per il recupero dei fondi.
L’operazione di oggi segue due simili campagne di controllo. Nel complesso, l’attività sui dei fondi erogati ha finora i consentito di individuare 3.420 posizioni irregolari con un conseguente obbligo di restituzione di fondi per oltre 100 milioni di euro.