Inaugurata mostra Donna Canfora
L’arte, la moda, il Mediterraneo culla di miti e leggende del passato che si intrecciano con il presente, in una contaminazione artistica di cultura ed etnie diverse. Questi gli ingredienti della serata inaugurale della mostra dedicata alla leggenda di Donna Cantafora degli artisti Maurizio Carnevali e Manuelita Iacopetta, al via nella serata di ieri presso la sede del progetto “Samarcanda” in Via Tevere 4.
La leggenda della nobildonna palmese rapita dai Saraceni, che preferì annegare nel mare piuttosto che perdere il suo onore, è il punto di incontro delle ricerche artistiche di Carnevali e Iacopetta che si sono ritrovati in un progetto comune, che punta a far riscoprire una figura femminile della tradizione letteraria calabrese e a coglierne l’attualità del messaggio, in una terra che ancora oggi è crocevia di popoli e culture che approdano sulle coste calabresi.
A presentare le dodici litografie su Donna Cantafora, è stato lo stesso Carnevali che ha sottolineato come “si tratti di tavole evocative più che di illustrazioni, tratte dai tanti racconti orali sulla figura leggendaria di Donna Canfora. E’ una figura su cui hanno scritto diversi autori, alcuni dei quali hanno ambientato la sua storia in altre parti della costa calabrese. Oggi sono tutti concordi nel legare la leggenda di Donna Canfora a Palmi: qui si trova la torre dove, secondo il racconto, abitava la nobildonna con la sua governante. Donna Canfora, rapita dai Saraceni, fu costretta ad indossare un abito viola e con quell’abito si inabissò nel mare, per non perdere la sua dignità di donna. A questo episodio è legato il nome “Costa Viola”, nome attribuito al tratto di costa a nord di Reggio Calabria”.
Tra il passato e il presente, a fare da filo conduttore il Mare Mediterraneo, con i suoi colori, i suoi miti e le sue leggende, le storie di tante vite. Vite rievocate nelle opere figurali dell’artista Carnevali presenti alla mostra, tra cui spicca l’olio su tela “Donna Canfora madre di tutte le piccole vittime del mare”, realizzato da Maurizio Carnevali nel 2008, in cui lo sguardo dello spettatore è colpito dalle immagini di bambini annegati nel Mediterraneo, come milioni di donne e uomini che ogni giorno trovano la morte in quella che dovrebbe essere una culla di vita e di civiltà.
Una serata all’insegna dell’incontro tra arti e culture diverse, aperta con la performance di Miriam Strangis che ha rievocato Donna Canfora indossando gli abiti e gioielli realizzati da Manuelita Iacopetta. E sempre all’insegna dell’integrazione, il rinfresco etnico preparato da alcune donne immigrate residenti a Lamezia che da alcune settimane stanno lavorando insieme presso la sede di Samarcanda per realizzare abiti tipici delle tradizioni dei loro Paesi.
Per la presidente dell’associazione Thèodora Manuelita Iacopetta “questo vernissage ha dato il senso di un progetto artistico che vuole mettere insieme diversi elementi. Innanzitutto l’incontro tra due esperienze artistiche diverse, come la mia e quella del Maestro Carnevali, che si sono ritrovate nella ricerca sulla figura leggendaria di Donna Canfora. E poi l’incontro con altre culture ed altre etnie, che stiamo sperimentando da alcune settimane qui a Samarcanda, dando l’opportunità a donne provenienti da altri Paesi di lavorare insieme, mettendo in gioco le proprie attitudini e i propri talenti. E’ il segnale di un’integrazione attiva, che a Samarcanda stiamo cercando di portare avanti, nello spirito di un progetto aperto a tutte le realtà culturali e artistiche presenti nella nostra città”.