Centro Democratico dice SÌ nel referendum del 17 aprile

Reggio Calabria Attualità

"Il Centro Democratico si schiera con il Si per il referendum del 17 Aprile. E’ un referendum abrogativo cioè al raggiungimento della maggioranza permette infatti di fermare il disegno di legge che prevede l’installazione di trivelle petrolifere nel mar jonio. Bisogna capire innanzitutto che in località con propensione turistica l’istallazione di trivelle a mare crea un danno sia all’ecosistema marino che al turismo estivo". E' quanto scrive il Segretario CD Luigi Fraietta.

"La favola dell’occupazione - continua la nota - è stata creata per giustificare e dare forza alla causa delle ditte petrolifere ma ciò non corrisponde a realtà, perché le piattaforme una volta costruita possono essere gestite in teleassistenza con occupazione zero, inoltre una volta che le piattaforme hanno esaurito l’estrazione del gas o del petrolio il costo dello smantellamento e notevole così vengono abbandonate a loro destino. Un altro punto a favore del SI e la tassazione bassissima delle società private estraggono risorse naturali, di conseguenza è logico che al paese proprietario di quelle risorse vengano versati dei diritti. Il problema è che in Italia sono bassissimi, 10% per il gas e 7% per il petrolio. Come facciamo a sostenere che siano bassi? Semplicemente per confronto con altri paesi, in Guinea ad esempio, sono del 25%, in Norvegia e Russia dell’80%. Quindi lo stato italiano a chi produce ricchezza reale, basata sul proprio impegno e sulla propria intelligenza vengano applicate tasse assurde, che raggiungono anche il 70% per un lavoratore autonomo o per una ditta individuale, invece chi estrae risorse naturali viene agevolato, con la conseguenza che un’eventuale costo di un danno ambientale andrebbe a gravare sulle tasche dei cittadini. Strettamente collegato al punto precedente è la rilevanza degli altri settori che potrebbero essere danneggiati dalla indeterminata attività di queste trivelle, tra turismo, pesca e ricchezza culturale si sfiora il 20% del PIL. E’ vero che eventuali incidenti non danneggerebbero per intero questa percentuale di PIL, ma questi settori sono il vero petrolio italiano e proteggerli, anche in maniera zelante, deve essere una priorità per governanti e cittadini. Anche un solo punto di PIL in meno dovuto ad un incidente, supererebbe di gran lunga i ricavi petroliferi. A mio avviso non si può assolutamente scherzare nella difesa del paesaggio, del mare e delle coste italiane. Si cerca di giustificare con espressioni come “controlli in regola”, ma purtroppo le analisi ufficiali devono tenere conto della tradizionale corruzione e falsificazione dei dati, purtroppo tendenze patologiche nel nostro paese. Votando sì al referendum però, a mio avviso, si vuole esprimere la propria contrarietà ad una logica economica che mette al primo posto il profitto fregandosene altamente della violazione della libertà attraverso l’irreversibile danneggiamento dell’ambiente, ricchezza patrimonio di tutti. Votando sì, si vuole dare un segnale, anche se non strettamente collegato alle trivelle o alle rinnovabili, si vuole dire basta inquinare, abbiamo esagerato".