Esordio della Dop cosentina al Vinitaly
Alla grande rassegna internazionale dedicata al vino italiano, Terre di Cosenza ha offerto il meglio della produzione vitivinicola della provincia cosentina, conquistando sin dall’apertura della kermesse, il consenso dei più importanti opinion leader presenti. I vini della Dop bruzia sono stati presentati agli operatori e alla stampa di settore durante il dibattito “Terre di Cosenza dop, il mondo del Magliocco. Presentazione del territorio e dei suoi prodotti”, organizzato dalla Camera di Commercio di Cosenza e dal Consorzio Terre di Cosenza Dop.
Un viaggio sensoriale attraverso i prodotti di eccellenza, con particolare attenzione alle produzioni vinicole. La Dop Terre di Cosenza include ampia diversità e ricchezza di uve: dal Guarnaccino e dal Mantonico Nero dell’Esaro, all’Arvino e Greco nero del Savuto; e ancora le numerose bianche, come Greco, Malvasia, Moscatello di Saracena, Mantonico Bianco, Verdana, Guarnaccia Bianca, Pecorello e tante altre nuove varietà, ancora da analizzare dal punto di vista genetico, e quindi in fase di vinificazione sperimentale.
Ogni prodotto identifica e rappresenta una parte del territorio e racconta la storia plurimillenaria della coltivazione della vite, attraverso una sorprendente diversità di vitigni autoctoni, che crescono su terreni di natura variegata e favoriti da microclimi diversi. Un percorso capace di far scoprire le peculiarità dei prodotti appartenenti all’enogastronomia locale. Gli ospiti hanno conosciuto i salumi pregiati di suino nero di Calabria, delle cui carni si apprezzano i profumi e i sapori intensi del sottobosco. Animali che, grazie alla loro rusticità, possono essere allevati all’aperto per tutto il periodo dell’anno e si adattano molto bene a qualsiasi tipo di alimentazione, a partire da quella che proviene dal pascolo. Ne deriva una razza ad accrescimento lento. Un allevamento non intensivo che serve a generare prodotti trasformati di nicchia. E ancora il pane di Cuti di Rogliano, a lievitazione naturale con lievito madre, cottura in forno a legna profumata, una sapiente miscela di farine ed il sapere della tradizione che lo hanno reso negli anni, insieme al pane di Cerchiara, leader sulle tavole e base per la degustazione di piatti poveri e raffinati.
Preziosità gastronomiche esaltate dai vini del Consorzio Terre di Cosenza Dop. Ai profumi e sapori unici, che raccontano il pregio della produzione vinicola cosentina, si uniscono le fonti storiche e gli aneddoti svelati dallo storico Antonello Savaglio. Al pubblico è stata presentata una prima parte della ricerca contenuta nel testo “Un vino da Signore – La viticultura nelle “terre” di Cosenza tra Cinquecento e Settecento”, che uscirà la prossima primavera.
Ai buyer, ai giornalisti e al grande pubblico presente Savaglio ha raccontato la cultura vitivinicola cosentina, che ha visto il suo massimo splendore nel Cinquecento, quando il vino bruzio acquistò un indiscusso prestigio presso le classi dominanti italiane ed europee, trovando sempre più spazio sulla mensa aristocratica. Sante Lancerio, bottigliere di papa Paolo III Farnese, decantava i vini calabresi presentando le qualità e le varietà in una lettera al cardinale Ascanio Sforza. Papa Paolo III Farnese amava bere il clarellum (vino prodotto a Cirella) preferibilmente in primavera e durante l’estate, “forse perché poco alcolico e idoneo a non alterare l’equilibrio termico del corpo nei giorni caldi, come prescriveva la farmacopea”. Nel 1535 l’uva e il vino delle campagne di Bisignano (Cosenza) furono serviti nei ricevimenti organizzati in onore di Carlo V dal principe Pietro Antonio Sanseverino. L’Imperatore del Sacro Romano Impero, Re di Napoli e Duca di Borgogna giudica la qualità dei vini delle “terre” di Cosenza superiore ai vini spagnoli.
«I vini cosentini – ha spiegato Savaglio agli ospiti – racchiudono una storia antica che vede il suo massimo splendore nel Cinquecento. Tante le curiosità rintracciate attraverso lo studio delle fonti, per esempio dagli scritti emerge che il Magliocco fu il vino utilizzato dai Lanzichenecchi per il sacco di Roma, perché considerato un vino capace di dar forza, e il papa Paolo III Farnese lo utilizzava per curare le sue malattie. Dominique Van Denon, un viaggiatore del Settecento descrive il vino calabrese come il migliore d’Italia».
La Calabria ha da sempre presentato se stessa attraverso il buon vino e oggi, le cantine cosentine, grazie al connubio tra innovazione e tradizione stanno crescendo e saranno nell’immediato futuro in grado di offrire etichette molto apprezzate a un mercato che richiede prodotti di altissima qualità. Il Consorzio di tutela dei vini Terre di Cosenza Dop comprende una quarantina di aziende e nasce ufficialmente nel dicembre del 2014. La sua costituzione segna una tappa importante nel percorso di valorizzazione delle produzioni vitivinicole del territorio iniziate da un gruppo di viticoltori cosentini attraverso il recupero di tradizioni che le Terre di Cosenza vantano da secoli.
La Dop Terre di Cosenza ha il merito di aver organizzato l’intero territorio provinciale sotto un’unica denominazione, attraverso semplici regole per la produzione, al fine di rendere più rigide e chiare le tecniche e le pratiche colturali, ed ottenere così il meglio dai vigneti del territorio.