Musica. Tecnica ed interpretazione al top per il pianista Emanuele De Caria
Tecnica brillante, sicura e sotto certi aspetti granitica, capacità interpretativa ricca di ampie colorature dinamiche e sicurezza nel creare atmosfere ricche di suggestioni armoniche. Sicurezza nei passaggi interpretativi dal puro barocco (Bach) al pieno romanticismo Chopeniano.
È stato questo il biglietto di visita che il giovane pianista Emanuele De Caria ha presentato davanti ad un pubblico numerosissimo che gremiva l’Auditorium del Liceo Musicale “O.Stillo”, sabato scorso, 23 aprile alle 19, nel concerto organizzato per la Stagione Concertistica 2016 dalla Società Beethoven Acam di Crotone.
Il programma, come dicevamo particolarmente bello e corposo, partiva dalla Suite inglese n. 6 in re min. di Bach per arrivare all’esecuzione integrale dei dodici studi dell’opera 25 di F.Chopin, passando per una delle più belle Sonate l’op. 31 n. 3 di L.V.Beethoven.
Un programma, dunque, che già da solo parlava delle necessità che il pianista possedesse una facilità tecnica interpretativa che prescindesse dalla pura tecnica per spaziare e scavare nella profondità del pensiero artistico creativo degli autori. E il De Caria ha dimostrato di avere ampiamente tutte quelle caratteristiche che fanno del pianista un vero ed indiscusso esecutore che, siamo sicuri, farà parlare di sé in campo concertistico negli anni a venire.
Un Bach, quello presentato nella Suite inglese in Re min., aveva trasfuso secoli di polifonia sacra e profana, riuscendo a cogliere in ogni danza che costituiva la Suite , lo spirito e l’essenza della regione nella quale nasce. Una chiarezza timbrica nell’esecuzione del de caria che racchiudeva la sintesi cembalistica, lo spirito e il profumo del nascente pianoforte.
Al Sonata di Beethoven ricca della sua innata serenità e gioia (non è casuale in questa sonata la mancanza del movimento adagio) a base di scale, arpeggi, terzine e quartine, trilli e altri passaggi brillanti, che però riappaiono trasfigurati in un magico alone timbrico, grazie al geniale ed inedito sfruttamento dei registri pianistici, raggiungendo talora prodigiosi effetti di un impressionismo avanti lettera.
Gli studi invece dell’opera 25 di Chopin, sono stati un punto cardine nel quale il prodigio di Chopin pianista non era diverso dallo Chopin creatore, il suo stile vellutato e cristallino nascondeva una virilità sempre presente, spinta in certi momenti fino alla violenza.
Emanuele De Caria ha saputo cogliere e trasmettere tutte queste sensazioni facendo esplodere alla fine il pubblico in applausi calorosi e sentiti. Una serie di bis hanno concluso una serata molto bella che si aggiunge alle tante che la Beethoven ci sta regalando.