Operazione Fentanil: farmaci per il dolore prescritti a tossicodipendenti, sei medici indagati

Cosenza Cronaca

Due arresti domiciliari, altre otto persone indagate e sottoposte all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e sequestri a sei medici di base. Tutti sono ritenuti coinvolti in una presunta attività di spaccio e prescrizione abusiva di farmaci psicotropi e di truffa ai danni del servizio sanitario nazionale.


Alle prime luci dell’alba i Carabinieri di Rende, Cosenza e San Marco Argentano, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e di sequestro preventivo per equivalente, emessa dal gip Giuseppa Ferrucci nell’ambito dell’operazione denominata “Fentanil”.

LE INDAGINI, coordinate dal Sostituto Procuratore Giuseppe Visconti e condotte dal Nucleo Operativo e Radiomobile di Rende, all’epoca diretto dal Tenente Giovan Battista Marino, hanno portato all’esecuzione di due arresti domiciliari a carico di Stefano Natalizio, 54enne pregiudicato e sorvegliato speciale, e di F.T., 38enne. Sono state invece sottoposte all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria altre otto persone (G.G., cl. 86; P.E. cl. 88; C.K. cl. 79; M.M., cl. 93; C.V., cl. 83; B.C. cl. 70; D.N.A., cl. 66 e pregiudicato, già avvisato orale; e F.F., cl. 84,). Eseguiti infine sequestri preventivi, per equivalente e di un ammontare di oltre 320 mila euro, a carico di sei medici di base: R.U. cl. 55 (46.140,25 €); C.F., cl. 54 (41.296,90 €); G.D., cl. 57 (13.075,17 €); S.T., cl. 58 (1.750,50 €); C.F.A., cl. 51 (21.115,56 €) e R.F., cl. 60 (7.803,07 €).

LA VICENDA riguarda una presunta attività di spaccio cosiddetta “non convenzionale”, la prescrizione abusiva di farmaci psicotropi da parte dei medici di base e di truffa aggravata a danno del Servizio Sanitario Nazionale in relazione a farmaci psicotropi contenenti oppiacei.

In pratica medicinali utilizzati maggiormente - ma non i soli - come sostitutivi delle sostanze stupefacenti. Ad esempio il Durogesic, prodotto dalla casa “Janssen-Cilag”, che è indicato nel trattamento del dolore cronico da cancro e del dolore ribelle che necessita di un’analgesia a base di sostanze oppiacee. O, ancora, l’Actiq, prodotto dalla “Dompè”, e che è indicato invece per il trattamento dei picchi di dolore acuto nei pazienti già in terapia di mantenimento con un oppioide per il dolore cronico da cancro.

LE INVESTIGAZIONI SONO INIZIATE da un episodio particolarmente grave ed allarmante, che ha visto come vittima inconsapevole un bambino di 2 anni. Il 29 giugno del 2013, il piccolo è giunto in gravi condizioni in ospedale, accompagnato dall’elisoccorso dell’ospedale di Cosenza. I genitori hanno riferito ai sanitari ed ai militari di Bisignano, intervenuti sul posto, che il piccolo aveva accidentalmente ingerito dei farmaci antidolorifici presenti in casa, e per questo aveva perso i sensi. Presso l’abitazione dei genitori i Carabinieri hanno ritrovato poi diverse dosi di un farmaco con composizione simile alla morfina, precisamente l’Actiq da 1600 mcg.

Il padre del bimbo, in preda ai sensi di colpa per le gravi condizioni del figlio, avrebbe poi, e spontaneamente, dichiarato agli investigatori di fare uso da tempo del farmaco per i suoi effetti fortemente allucinogeni, paragonabili agli oppiacei. I militari hanno così immediatamente informato il Nucleo Operativo della Compagnia di Rende, competente per le attività d’indagine di più ampio respiro, fornendo il determinante spunto investigativo.

IL TRAFFICO DI FARMACI A BASE DI "FENTANIL"

I carabinieri rendesi hanno così avviato servizi di intercettazione, oltre che osservazioni e pedinamenti, acquisendo documenti presso gli uffici competenti dell’Asp di Cosenza ritenendo di aver ricostruito i contorni dell’intera vicenda.

Sarebbe difatti emerso un vero e proprio traffico di farmaci a base di Fentanil, una sostanza che produce effetti droganti del tutto simili a quelli dati dagli stupefacenti a base di morfina. Questi medicinali sono stati prescritti illegittimamente a pazienti che non presentavano affatto patologie per le quali il Servizio sanitario nazionale li metta a disposizione dei cittadini. In particolare i farmaci contenenti il principio, come l’Actiq o il Durogesic, sono antidolorifici indicati per il trattamento del dolore cronico da cancro, da utilizzare solo in presenza di picchi di dolore acuto e ribelle che necessiti di un’analgesia a base di sostanze oppiacee. Si tratta, in pratica, di medicinali prettamente per la terapia del dolore in pazienti terminali, dolore acuto da sedare, appunto, con morfino-farmaci.

I MEDICI "COMPIACENTI" E LE FALSE PATOLOGIE

Secondo gli inquirenti, lo smercio dei farmaci sarebbe stato così attuato attraverso la prescrizione illecita da parte di medici compiacenti che, pur essendo perfettamente a conoscenza dell’uso fatto dai pazienti, che non presentavano patologie per le quali fosse necessaria una terapia del genere, su istigazione dei beneficiari avrebbero ugualmente redatto certificazioni false, attestanti condizioni patologiche non veritiere, inducendo così in errore il servizio sanitario nazionale forniva confezioni di medicinali a soggetti che non ne avevano diritto i quali, essendo a loro volta dei tossicodipendenti, li assumevano personalmente, oppure li rivendevano ad altri assuntori.

“La pericolosità delle sostanze psicotrope commerciate dagli indagati e l’appoggio concreto loro fornito da medici compiacenti rende gli eventi degni di grande attenzione” affermano gli inquirenti spiegando inoltre che “i farmaci psicotropi che i medici avrebbero prescritto agli spacciatori e tossicodipendenti sono interamente a carico del servizio sanitario nazionale per via delle esenzioni cui hanno diritto gli acquirenti”. Per quei soggetti che non hanno diritto a queste esenzioni il medicinale rimane difatti a carico del Ssn previo pagamento del ticket.

I PROFILI DI REATO

Sempre secondo la tesi investigativa, pertanto, la presunta attività illecita comprende le condotte tradizionali di spaccio di stupefacenti da parte dei pusher individuati, di prescrizione abusiva da parte dei medici, e di truffa ai danni del servizio sanitario nazionale che rimborsa il costo degli stessi farmaci.

Nel periodo dal gennaio 2011 al novembre 2013 si sarebbe accertato un ingentissimo quantitativo di prescrizioni operato dai medici indagati in favore di spacciatori e consumatori tossicodipendenti. “Se questa condotta non fosse circoscritta alla sola area di Bisignano - fanno notare i militari - su scala nazionale il valore della truffa sarebbe di enormi proporzioni”.

I medici, spiegano ancora gli inquirenti, avrebbero quindi redatto numerose prescrizioni attestanti che i loro pazienti avessero diritto all’erogazione di farmaci oppiacei, circostanza falsa e nota al medico curante ed al paziente che lo avrebbe istigato a farlo. I sanitari avrebbero avuto piena consapevolezza della natura dei farmaci prescritti; avrebbero saputo esattamente che si trattava di medicinali contenenti principio attivo stupefacente, prescrivibili solo in presenza di patologie che richiedessero la cura analgesica.

Essi, quindi, avrebbero acconsentito alle richieste dei pazienti, consapevoli che il medicinale non era destinato alla cosiddetta “terapia del dolore”, ma a soddisfare esigenze derivanti dallo stato di tossicodipendenza. I militari desumono, pertanto, che fossero pienamente consapevole di commettere un illecito, “atteso che eventuali terapie disintossicanti erano rimesse a strutture specializzate (Sert) e all’utilizzo di metadone, non potendosi attuare la prescrizione abusiva di farmaci contenenti il principio attivo del Fentanil”.

Nonostante ciò i sanitari avrebbero prescritto il farmaco a causa dell’insistenza dei pazienti “spinti in parte dal desiderio di aiutarli, in parte dall’egoistica finalità di non perdere il paziente, che minacciava di rivolgersi ad altri dottori più disponibili”, sostengono ancora i militari.

A carico di Stefano Natalizio, infine, sarebbe anche emerso il reato di estorsione: in pratica avrebbe costretto un medico di Bisignano, che non rientra tra quelli indagati, a fare una prescrizione abusiva di farmaci psicotropi. L’uomo - sostengono gli inquirenti - si sarebbe recato presso lo studio del dottore obbligandolo a redigere in suo favore una prescrizione non dovuta, grazie alla quale si sarebbe procurato farmaci stupefacenti, il tutto minacciandolo fingendo di avere una pistola sotto i vestiti e dicendogli che gli avrebbe spaccato la testa a martellate, terrorizzando gli altri pazienti.