Pentone: una monografia sull’artista Giovanni Chiarella
“Giovanni Chiarella, il pittore della natura”- questo il titolo dell’ultimo lavoro dell’artista gimiglianese di nascita, ma ormai pentonese d’adozione vivendo a S.Elia da tempo. Si tratta di una monografia di cui hanno voluto fargli regalo i figli, Laura e Domenico, che raccoglie la biografia, gli articoli pubblicati e circa 130 foto delle tele del Chiarella artista impegnato a dare voce alla natura e ai suoi principali elementi. Un volume snello quello prodotto che dà ampio spazio alla produzione artistica con appunto 130 foto a colori dei suoi lavori che nell’arco di 40 anni hanno preso forma dal pennello e dalla vena di un artista silenzioso e poco incline alla spettacolarizzazione, ma sempre sensibile e attento alle sfumature della natura sua straordinaria fonte di ispirazione.
La parabola di Giovanni Chiarella potrebbe definirsi di “artista bugiardo” , visto che i suoi esordi sono da ricercare nella bugia inventata per attirarsi le attenzioni di una ragazza che sarebbe poi diventata sua moglie. Chiarella aveva necessità di tele e pennelli: così inizia la sua grande passione, coltivata in giro per le “botteghe” catanzaresi dove si forma e dove trova quella vocazione che ancora oggi lo porta a dedicare a quest’attività gran parte del suo tempo di pensionato. Un garage come atelier dove appunto prendono forma e colori le sue tele e dove Giovanni Chiarella si rifugia nella sua arte immediata e riflessiva, fatta di elementi naturali e di profondo panismo inteso come fusione tra questi elementi e l’uomo medesimo. Chiarella nelle sue tele esprime la percezione del mondo esterno attraverso la tendenza ad identificarsi con quegli stessi elementi che occupano i suoi dipinti.
L’omaggio dei figli con questa monografia vuole essere più un riconoscimento all’uomo, al padre e forse solo dopo all’artista che loro più di tutti hanno avuto modo di “apprezzare” e talune volte anche “sopportare”. Le 130 foto presenti rappresentano così forse il tentativo ben riuscito di creare un ricordo imperituro di un’arte e di un’opera che non può limitarsi ai pur tanti riconoscimenti avuti, ma che necessitava di un tentativo di enciclopedizzazione senza esasperare tale formula che va dunque intesa, nel caso di Giovanni Chiarella, come consegna di un sapere collettivo: quello di un uomo passato dallo sfrontato “bugiardo” per amore all’artista innamorato ancora oggi della tavolozza e dei suoi colori.