Conclusa con successo l’edizione 2016 del progetto “Baco da seta”

Catanzaro Attualità

La chiusura del corrente anno scolastico ha segnato anche la conclusione del progetto didattico “Baco da seta” che, anche per questa edizione 2016, termina in modo felice, avendo registrato la presenza di oltre mille studenti ed insegnanti provenienti da tutta la Calabria e anche da fuori regione. Il progetto, che da anni ormai si svolge all’interno della Cooperativa “Nido di seta” di San Floro, quest’anno si è si è arricchito grazie alla collaborazione di Angela Rubino, esperta dell’arte serica a Catanzaro, e autrice del saggio “La seta a Catanzaro e Lione” e del Mudas (Museo Diocesano di Arte Sacra) di Catanzaro.

La seta, con tutta la sua filiera: dalla gelsi bachicoltura alla trattura, passando per il processo di tintura svolto con criteri antichi e assolutamente naturali; la storia di Catanzaro, antica capitale europea dei tessuti serici e la visione di alcuni pregiatissimi esempi di manifatture custodite al Mudas (Museo Diocesano di Arte Sacra), hanno affascinato i piccoli visitatori e i loro accompagnatori, davanti ai cui occhi si è spalancata una realtà nuova e stupefacente che, pur essendo sconosciuta, appartiene alla città di Catanzaro e alla Calabria tutta da millenni.

Lo scopo del progetto didattico “Baco da seta” è proprio quello di diffondere e tramandare alle nuove generazioni la conoscenza di un illustre passato che è una parte fondamentale della nostra identità collettiva. Riprendere l’attività serica, raccontare la storia della lavorazione di questo prezioso filato e del suo legame con la città di Catanzaro e far vivere un’esperienza che coinvolga direttamente il visitatore e lo renda simbolicamente partecipe delle fasi del trattamento della seta, significa ricostruire un cammino che lega il presente ad un’attività che segnò per secoli l’ordinario percorso di vita dei calabresi, trovando in Catanzaro quel punto di massimo sviluppo in un determinato periodo storico.

Un’arte, quella della seta, che per secoli costituì la principale fonte di benessere economico per l’intera area del Catanzarese, nel periodo compreso tra il 1300 e il 1700 circa. Una città come Catanzaro, oggi quasi sconosciuta persino ai suoi abitanti, era rinomata in tutto il continente europeo per la squisita manifattura dei suoi tessuti in seta, che erano i più richiesti nelle fiere e nei mercati italiani ed europei. È su questa consapevolezza e sulla voglia di diffondere questi contenuti che si basa il lavoro sinergico del progetto.

L’itinerario proposto ai visitatori rifletteva lo stesso percorso che la seta svolgeva in passato e si componeva di tre tappe: si è partiti dall’hinterland, quindi da San Floro dove con la preziosa guida di Domenico Vivino, Giovanna Bagnato e Miriam Pugliese, i ragazzi hanno visitato l’allevamento dei bachi, hanno attraversato l’immenso gelseto e scoperto come avviene il magico processo della trattura della seta. Sempre a San Floro, i ragazzi hanno potuto ammirare vari cimeli dell’antica arte serica e alcuni preziosi manufatti, custoditi all’interno del suggestivo Museo didattico della seta, arricchito con la nuova sezione “Seta dal mondo”.

Dopo pranzo il percorso è proseguito alla volta della “città della seta”, ovvero il luogo dove un tempo convergeva il prezioso filato per essere tessuto nelle numerose filande cittadine. Qui l’esperta Angela Rubino ha condotto i ragazzi alla scoperta di alcuni dei numerosi luoghi della città, che rivelano i segnali del rapporto ancestrale tra Catanzaro e la seta: rione “Grecìa” con i suoi vicoli “Gelso Bianco”, l’antica Giudecca, il Vico delle Onde, il quartiere Filanda, sono solo alcuni dei toponimi che raccontano la storia della “nobil arte” e molti sono quei segni che, nonostante l’incuria, non sono stati ancora cancellati e sono ancora prova tangibile della grandezza di una città che sa destare grande fascino e sa stupire i suoi visitatori.

Il Mudas è stata l’ultima tappa del viaggio. Qui l’esperta Antonella Rotundo ha illustrato prima i meccanismi della tessitura, mediante l’uso di un piccolo telaio da tavolo e poi ha regalato ai ragazzi un’esperienza unica, rendendoli partecipi di un originalissimo laboratorio, il “telaio umano”, che ha riscosso un enorme successo non solo presso gli studenti, ma anche presso i loro insegnanti. Sempre all’interno del Mudas, è stata illustrata la storia della manifattura dei meravigliosi tessuti di grande pregio custoditi all’interno della struttura, testimonianze tangibili del profondo legame tra l’arte serica e il sistema clericale, non solo nei termini meramente artistici, ma anche storico- antropologici.