Lotta all’abusivismo edilizio. Procura: Comuni “immobili”, scattano le demolizioni
Su disposizione della Procura della Repubblica di Reggio Calabria è stata eseguita, nei giorni scorsi, la demolizione coattiva di un’opera edilizia abusiva nel comune di Bagnara Calabra.
Dopo quella dello scorso mese di dicembre nel capoluogo, si tratta della seconda di molte altre demolizioni in corso d’opera. IN questo caso di tratta di un immobile costruito abusivamente nel 2006 in località Santa Barbara, frazione Pellegrina di Bagnara, e composto da una villa a tre piani (di 116 mq ciascuno) più una mansarda di 30 mq, con affaccio sulla costa viola e, all’orizzonte, le isole Eolie.
La demolizione, che rientra tra le competenze della Procura in materia di esecuzione delle sentenze passate in giudicato relativa a reati edilizi, rappresenta una misura che la legge pone a tutela della integrità dell’assetto urbanistico e edilizio del territorio al fine di ripristinare la legalità violata dall’imponente fenomeno dell’abusivismo edilizio che, il più delle volte per fini speculativi, ha contribuito ad aggravare il consumo del suolo, ad innalzare il rischio di dissesto idrogeologico e anche a pregiudicare la parte sana delle relazioni economiche, poiché gli interventi abusivi presuppongono l’irregolarità delle relative transazioni.
TRA IL 1980 ED IL 1990 QUASI 700 ABUSI IN TUTTO IL REGGINO
La Procura, collaborata dagli uomini dalla Sezione di Polizia Giudiziaria del Corpo Forestale dello Stato, ha svolto un capillare monitoraggio dei fascicoli di esecuzione pendenti dal 1996 con oggetto gli abusi commessi tra gli anni ’80 e ’90, ammontanti a ben 686 per i 22 comuni interessati dal fenomeno, tra i quali prevale quello di Reggio Calabria con 328 abusi, pari al 47% del totale, seguito dal comune di Bagnara Calabra con 166.
Grazie all’efficace collaborazione con la Forestale Stato è stato possibile verificare la geolocalizzazione e la successiva individuazione catastale dei manufatti abusivi colpiti dalle sentenze, recuperando pertanto i primi atti di sequestro nei quali erano specificati i particolari dell’abuso; identificando compiutamente i proprietari o gli utilizzatori degli stessi immobili, in alcuni casi diversi dai condannati, come per esempio gli eredi; accertando presso gli uffici tecnici comunali l’esistenza di eventuali pratiche di sanatoria e procedendo in ultimo alla intimazione a demolire con la contestuale assegnazione di un termine di novanta giorni per provvedere.
PROCURA: AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE “IMMOBILI”
Dal lavoro svolto emerge il dato scoraggiante dell’immobilismo mantenuto negli anni dalle Amministrazioni Comunali in relazione al fenomeno dell’abusivismo edilizio. È emerso che gli enti non hanno attuato tutte le procedure previste dalla normativa vigente (in particolare il Dpr 380/2001), ed in primo luogo l’acquisizione gratuita del bene abusivo e dell’area di sedime al patrimonio del comune, atto dovuto, successivo alla inottemperanza dell’ordinanza comunale di demolizione.
Dietro precisa sollecitazione della Procura di Reggio Calabria, sono avvenute soltanto due acquisizioni, in agro del territorio di Bagnara Calabra, ad opera della Commissione Straordinaria Prefettizia insediatasi nel corso del 2015. “I Comuni - fanno presente dalla stessa Procura - dopo l’emissione dell’ordinanza di demolizione, non hanno dato ulteriore seguito a quanto da essi stessi ordinato. In alcuni casi – spiegano ancora - hanno provveduto a verificare se l’abuso era stato demolito, circostanza comunque mai verificatasi nonostante che talvolta la stessa sia stata falsamente attestata, ma non hanno provveduto all’acquisizione gratuita del bene abusivo e dell’area di sedime al patrimonio del comune, quindi alla effettiva demolizione con recupero delle spese a carico degli abusivi, oppure all’utilizzo dello stesso bene per scopi di interesse pubblico”. Tutto ciò, secondo il tribunale reggino ha provocato un “inevitabile senso di sfiducia verso le Istituzioni nei cittadini che invece si sono adeguati alle prescrizioni amministrative ed urbanistiche e che hanno agito in conformità alla norma”.
PRATICHE DI CONDONO FERME DA 30 ANNI
È stato accertato inoltre, che gli uffici tecnici risultano deficitari anche nella trattazione delle pratiche relative ai condoni edilizi del 1985, 1994 e 2003. E il dato è ancora più sconvolgente se si considera che da 30 anni le domande di condono presentate dai cittadini giacciono presso gli archivi comunali senza una risposta, sia di accoglimento che negativa. È emerso infatti, alle richieste della Polizia Giudiziaria relative allo stato della pratica di condono, che gli Uffici Tecnici rispondono ancora che la procedura è in fase di istruttoria.
Inoltre, si è provveduto ad ottenere tutte le informazioni utili alle Amministrazioni Comunali per poter accedere allo specifico “fondo demolizioni opere abusive”, che favorisce finanziariamente gli interventi pubblici di demolizione e ripristino dei luoghi oggetto di abusivismo edilizio, e costituito presso la Cassa Depositi e Prestiti. Il capitale anticipato, deve essere restituito utilizzando le somme riscosse dalle Amministrazioni Comunali a carico degli esecutori e proprietari degli abusi.
Le operazioni di demolizione, effettuate da una ditta edile iscritta nella white list della Prefettura del capoluogo, sono eseguite sotto la supervisione dello stesso ufficio di Governo che ha delegato il Questore per l’organizzazione del presidio dell’area di cantiere da parte delle Forze dell’Ordine.
Nella scelta delle opere abusive da demolire si è tenuto conto dei volumi da abbattere, della finalità dell’abuso realizzato, della pluralità dei vincoli violati, degli eventuali pericoli per l’incolumità pubblica oltre che della qualità soggettiva dei condannati.