Referendum, Greco (Idm): “Io voto no”
“Tra qualche mese saremo chiamati ad esprimere il nostro giudizio con un referendum confermativo sul nuovo impianto costituzionale approntato dal governo Renzi. È bene precisare preliminarmente, per non consentire equivoci, che la mia idea di Paese contrasta radicalmente con la visione che il governo intende proporre con l’innovato impianto istituzionale”.
A dichiararlo è Orlandino Greco, consigliere regionale della Calabria e leader del movimento L’Italia del Meridione - Una visione che ho espresso in più occasioni, nei vari dibattiti pubblici, e formalizzato tra le pagine del Sud in Cammino (2013), dove si può leggere chiaramente quanto sia ampia la distanza tra la visione centralista che ha ispirato il governo e quella autonomista che ho sempre immaginato per l’Italia. “E sono orgoglioso che anche L’Italia del Meridione, nell’ultima assemblea regionale e in coerenza al principio dell'autonomia territoriale, si sia espressa all’unanimità per il “no” al referendum costituzionale. Le ragioni sono presto dette.
“Innanzitutto è inaccettabile il metodo con cui il governo intende trasformare un referendum confermativo su materie di rilevanza costituzionale in una scommessa sulla tenuta del premier. Il tentativo di rilanciare con slogan demagogici una riforma così importante per il Paese è davvero preoccupante per la tenuta democratica del Paese. Il rischio è che la riforma “Boschi”, ispirata dall’ormai sempreverde “taglio dei costi della politica”, si tramuti, come avvenuto per la riforma Delrio che avrebbe dovuto abolire le Province, in un provvedimento generativo di un vero e proprio caos istituzionale. Con la riforma non si superano, inoltre, i problemi relativi al bicameralismo perfetto. Si prevedono infatti procedimenti legislativi differenziati a seconda delle diverse modalità di intervento del nuovo Senato, con il rischio di creare una vera e propria impasse istituzionale.
“La riforma va a colpire con forza l’assetto istituzionale, delegittimando, attraverso l’eliminazione della legislazione concorrente e l’introduzione della clausole di supremazia, la potestà legislativa delle regioni. Non si può poi dimenticare che alla riforma costituzionale è collegata una legge elettorale che non tiene in alcuna considerazione le osservazioni della corte costituzionale che hanno decretato l’illegittimità del “Porcellum”. In riferimento a quest’ultimo fattore, non è irrilevante ricordare che l’attuale parlamento, quello che sta riformando la Carta Costituzionale, risulta eletto (sarebbe meglio dire nominato) illegittimamente.
“Infine, il combinato disposto, individua nel segretario del partito che vince le elezioni il capo del governo, il quale nomina i parlamentari, i quali votano il presidente della repubblica e i membri del Csm. Di fatto, per proprietà transitiva, il segretario del primo partito del Paese nominerà anche gli organi di garanzia determinando un grave vulnus democratico, consolidando il primato del governo sul parlamento e certificando il passaggio da una democrazia partecipata ad una a consenso informato. Ecco, tutte queste motivazioni, si scontrano con la nostra visione di Paese e ci condurranno ad una battaglia convinta e decisa a favore del “no”. L’Italia del Meridione sosterrà sempre iniziative politiche e legislative volte all’innovazione e alla semplificazione dei processi burocratici e dell’assetto istituzionale, ma saremo sempre contrari ad un cambiamento per il cambiamento che metta in discussione i principi fondamentali della nostra carta costituzionale”.