Triplice appuntamento con l’Associazione Anassilaos
La poesia di Gianni Mazzei; l’attualità economica e politica europea ed italiana che emerge dal saggio di Paolo De Luca, giornalista, esperto di politica italiana ed europea, cronista politico del Giornale Radio Rai per quasi tre decenni, Caporedattore presso il servizio politico-parlamentare della radio pubblica, dal 2007 al 2010 corrispondente Rai a Bruxelles; l’analisi di un capolavoro della narrativa europea del novecento nel saggio di Sara Zurletti saranno al centro di tre incontri proposti dall’Associazione Culturale Anassilaos.
Si comincia martedì 23 agosto alle ore 21, presso il Chiostro di San Giorgio con la presentazione della silloge poetica di Ganni Mazzei “Come un quadro futurista” (a cura di Francesca Neri e Daniela Scuncia). Nato in Calabria, dove tuttora vive, già docente di storia e filosofia, Mazzei è stato tutor di storia contemporanea presso il polo universitario a distanza di Rossano, dipendente dall'Università San Pio V di Roma e attualmente dirige il Centro di Studi Deradiani. Si interessa di critica letteraria e artistica ed ha pubblicato raccolte di poesie, romanzi e saggi (specie per il pensiero greco). Questa raccolta di poesie – ha scritto scrive Giorgio Barberi Squarotti - è di straordinaria originalità e inventiva. Reinventa con grande slancio e con sottile e sapiente ironia il futurismo come eco, gioco e avanguardia e, dentro, mette erotismo e teoria della poesia, pure invenzioni fantasiose e libere, divertimento e sogno.
Mercoledì 24 agosto, presso il Lido Stella Marina, ore 19,30, congiuntamente con Laruffa Editore per i “Mercoledì d’Autore/Libri in riva al mare sarà presentato il volume di Paolo De Luca “La battaglia di Bruxelles/Viaggio al centro della crisi” con l’intervento del Prof. Daniele Cananzi, docente presso l’Università Mediterranea. Il saggio di De Luca, che ha seguito, come inviato speciale, due presidenti della Repubblica e tre presidenti del Consiglio, e ha lavorato per l'agenzia ANSA e per altre testate nazionali, è un’analisi puntuale e spietata di un anno orribile della storia europea, i 2011.Basti ricordare le lettere della BCE a Roma e Madrid, la guerra in Libia, il declino di Berlusconi, i diktat di Angela Merkel, la grandeur perduta di Nicolas Sarkozy. Una catena di avvenimenti straordinari e di incredibili errori ha fatto dilagare la crisi del debito, facendo sprofondare l'intera UE in una recessione senza fine, in ossequio all'ideologia tedesca del rigore.
A conclusione di un processo che parte da molto lontano, la Germania è riuscita a trasformare la crisi in un potente volàno di stabilità interna e di crescita economica. Anche grazie al complice assenso della Francia, si è completato quel processo di «germanizzazione dell'Europa», che Thomas Mann paventava già nel lontano 1953. Ancor più delle fragilità strutturali della moneta unica a determinare il contagio è stata soprattutto la gestione egoistica e a tratti dilettantesca della crisi da parte del direttorio franco-tedesco. Nel giro di pochi mesi si infranse quel patto di solidarietà faticosamente costruito in 60 anni di storia comune. Sul fronte italiano, la «Battaglia di Bruxelles» fu combattuta da un governo Berlusconi debole e diviso, nello stesso tempo responsabile e in parte vittima del proprio destino, privo della credibilità interna e internazionale. La crisi ha lasciato ferite ancora ben visibili nel corpo dell'Europa, determinando la nascita di nuove divisioni e il risorgere di antichi pregiudizi.
Giovedì 25 agosto alle ore 21 presso Chiostro di San Giorgio si torna invece alla grande letteratura europea con il saggio di Sara Zurletti “Amore ridente morte. Il mito di Tristano nella Morte a Venezia di Thomas Mann” (Introdurrà Andrea Calabrese, relazionerà Mario Guido Scappucci, interverrà Luca Calabrese).
L’autrice, già docente nelle Università di Parigi 8, Suor Orsola Benincasa di Napoli e Salerno e attualmente insegnante di Storia della musica al Conservatorio di Reggio Calabria, propone una nuova lettura della Morte a Venezia di Thomas Mann, analizzando il racconto secondo quattro “livelli di senso” – letterale, mitologico, erotico, genealogico – e ribaltandone l’interpretazione tradizionale. L’opera appare così costruita come una sofisticata sovrapposizione di strati solidali di simboli, in cui ciascun livello vela e allo stesso tempo schiude i significati di quello successivo. In questa luce, La morte a Venezia si rivela una riformulazione del mito medievale e poi romantico di Tristano, caro allo scrittore per via della frequentazione wagneriana. Sul corpo del mito, Mann innesta però il tema del rapporto tra arte ed eros, scrivendo uno dei racconti più amati e meno compresi del Novecento.