Premio Tropea, intervista a Gilberto Floriani
In attesa che stasera abbia inizio la fase conclusiva del Premio Tropea, con le due serate finali alle quali prenderanno parte i tre autori dei libri finalisti, abbiamo intervistato Gilberto Floriani, direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese e deus ex machina del Tropea Festival “Leggere&Scrivere”, che nelle passate edizioni è stato anche un felice contenitore del “Tropea”.
Nelle recenti edizioni del Premio Tropea nella terna finalista si è constatata una ‘bibliodiversità’, con la presenza anche quest’anno di case editrici indipendenti come la Rubbettino e Voland. Come valuta questa varietà?
Il premio Tropea ha sempre cercato di selezionare e di premiare buoni libri a prescindere da ragionamenti editoriali. La sua finalità era ed è rimasta quella della promozione della lettura, l’indipendenza dai giochi editoriali è sempre stata un suo punto di forza. Forse questi anni di crisi spingono la grande editoria a essere più conservatrice di quanto non sia normalmente, mentre le piccole case editrici, specie per quanto riguarda la narrativa, per ragioni economiche, vanno maggiormente alla ricerca di nuovi autori sperando nel colpo grosso.
Quanto servono i premi letterari per diffondere la lettura? Sono iniziative volte più alla promozione delle opere degli autori partecipanti o più incentrate a sensibilizzare il pubblico verso la lettura?
Una domanda complessa che non ha mai trovato una risposta esauriente, è questione di punti di vista. Il mercato dei lettori in Italia è piuttosto rigido, si legge poco, le statistiche indicano una tendenza alla diminuzione dei lettori piuttosto che a un aumento, specie nel Sud e particolarmente in Calabria. Tranne alcune eccezioni: Campiello, Strega, ecc. non mi pare che vincere un premio letterario comporti per le case editrici un sostanziale aumento delle vendite. Credo, come sosteneva anche Paolo Di Stefano su La Lettura del Corriere della Sera, che sia più efficace per la promozione della lettura una buona biblioteca pubblica – centro culturale capace di svolgere un lavoro continuo, in collegamento con la scuola e le famiglie. Lo dimostrano esperienze italiane e internazionali. Trovo disdicevole che un comune senza biblioteca spenda denaro pubblico per un premio letterario rubricandolo alla voce “Cultura” quando invece in genere i premi sono forme di promozione turistica.
Un esempio concreto di partecipazione giovanile verso la promozione della lettura lo si ravvisa a Rimini con Mare di Libri – Festival dei ragazzi che leggono, organizzato da giovani lettori dagli 11 ai 18 anni. Come valuta la presenza di molti ragazzi nella giuria del Premio Tropea?
Se effettivamente questi giovani leggono i libri è qualcosa di molto positivo. La mia impressione però è che in Calabria a leggere siano soltanto i ragazzi che provengono da famiglie di genitori che leggono, che possiedono libri in casa. Vi è insomma un classismo anche nella lettura.
Nella fascia costiera che comprende i comuni marittimi della provincia di Vibo Valentia definita “Costa degli Dei”, da Nicotera a Pizzo Calabro, l’unica libreria presente e operativa la riscontriamo solo a Tropea. In una zona che dovrebbe rappresentare il fulcro del turismo calabrese, non solo balneare, ma anche culturale. Il triste dato sopra delineato dovrebbe indurre alcune riflessioni. Qual è la sua in merito?
In effetti, l’unica vera libreria esistente nel tratto costiero Costa degli Dei, meta in estate di tanti turisti, è la libreria Pensiero Meridiano di Tropea, che mi pare più il frutto della passione della giovane libraria, che ha maturato tante belle esperienze altrove, che di altro. Anche in questo caso, pur consapevoli delle ristrettezze del mercato librario, e che vendere libri cioè cultura non è come vendere generi alimentari, lo stato e i comuni, dovrebbero trovare forme per sostenere queste iniziative.
Quali suggerimenti, qualora lo ritenesse opportuno, rivolgerebbe agli organizzatori del Premio Tropea?
Di non esaurire tutto in due tre giornate, ma di invitare gli autori a Tropea e nel territorio anche nel resto dell’anno, di farli entrare nelle scuole per la presentazione dei loro libri e per lo svolgimento di laboratori e corsi di lettura.